Al Leonardo Ambigua e sensuale, Quelli di Grock rileggono «La locandiera»

Come rivoluzionare il teatro, nel rispetto degli anticonformisti più classici. Se Carlo Goldoni scrivendo alcune sue pièce, firmò dei manifesti che promossero un cambiamento del teatro tradizionale dell’epoca - ovvero quello della commedia «all'improvviso» dei Comici dell’arte -, Quelli di Grock, sulla scena del Teatro Leonardo fino all’11 gennaio, con la loro edizione de «La Locandiera» leggono la bella commedia come un gioco. Un lavoro ineccepibile, sostenuto da una forza drammaturgica importante, ma sicuramente suscettibile di rilettura e aperta alle diverse ottiche di valutazione, «La Locandiera» di Goldoni, diretta dal genio di Valeria Cavalli e dall’estro di Claudio Intropido, appare agli occhi del pubblico come uno spettacolo che, nato dal connubio di rigore e fantasia di trasgressione e divertimento, rende omaggio al drammaturgo veneziano, ma anche alla magia e all’arte di interpreti moderni e anticonvenzionali. La determinazione della bella e talentuosa Mirandolina, capace di gestire gli affari e i pretendenti, pur conservando una singolare forza seduttiva, prende vita sulla scena grazie allo storico attore della compagnia Andrea Ruberti, un interprete che, con grande sorpresa del pubblico, pur essendo un uomo, incarna perfettamente la «femminilità asciutta e metaforica che si burla delle caricature di uomini da cui è circondata».
L’eccezionale scelta registica, finalizzata a portare in scena, oltre il ritmo, la vivacità e la scrittura goldoniana, anche le doti attorali degli interpreti, è strategicamente spiegata dai due registi: «L’aspetto che ci ha più colpito de “La Locandiera” è il carattere della protagonista, così diverso da quello delle figure femminili sue contemporanee: per questo abbiamo voluto donarle un’ambiguità e un mistero del tutto nuovi. Nella nostra rilettura Mirandolina è interpretata da uno straordinario attore che si avvale unicamente del linguaggio gestuale: grazie all'eleganza dell’azione fisica e al magnetismo dei suoi movimenti, riesce ad esprimere un’interiorità intrigante, a tratti drammatica, assolutamente moderna».
Mettendo la pièce goldoniana a servizio della protagonista, Valeria Cavalli ha rielaborato la pièce: «La vicenda, sostenuta dall’illusione reale e simbolica, si svelerà in un poetico finale affidato alla disincantata Mirandolina».

Immerso in una scenografia essenziale, ma dotata di forza evocativa esemplare, avvolto dalle musiche originali di Gipo Gurrado, il cast interamente maschile, firma il giusto ed equilibrato compromesso tra classicità e voglia di illuminare la galleria con una luce moderna.

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