Leonardo: «L’Inter è un sogno e io sono un uomo libero...»

nostro inviato a Appiano G.

Leonardo si è vestito in nero. Giusto per essere bipartisan e non farsi cogliere con il colore sbagliato. Moratti, invece in dolcevita, ha rispolverato i sorrisi migliori, dopo mesi di broncio diffuso. Ieri c’era tutto ad Appiano: il sole, una marea di gente, la gioia della festa, la coppa Intercontinentale orgogliosamente sventolata da tutti gli angoli, il nuovo acquisto che non guasta e si gusta (Ranocchia) e la squadra degli amati cuori. Benitez citato come fastidioso intruso («Grazie per aver contribuito a portare la coppa», dice Moratti). Mourinho come il fratellone benefattore. Perchè, dice Leo, io non sono Mourinho. «Ma lui è ovunque, con me è stato straordinario, gli ho telefonato perchè conosce tanti aspetti di questo club, qui ha lasciato tanto. Lo ringrazio e sono felice di quello che mi ha dato e detto, lo considero un fuoriclasse, dietro le sue brillanti conferenze stampa c’è un lavoro infinito, un lavoro che oggi è ancora qui». Va bene, santo subito anche Mourinho.
E così Leo, pensator furbo e cortese, ha detto a tutti quel che volevano sentirsi dire: l’Inter potrà ancora vincere lo scudetto («Io ci credo»), Moratti va stimato come conoscente-amico e rispettato come presidente, la squadra va bene così. «Non c’è nulla da inventare, deve solo vivere la serenità di chi è grande, come un goleador dopo la rete». Sono i giorni della luna di miele, il primo giorno in cui l’Inter è tornata ad immergersi fra la sua gente, il primo giorno di Leo e il primo di Moratti da conferenziere-presentatore di un allenatore, simbolico momento con tanto di presa di coscienza. Da ascoltare per vedere l’effetto che ne uscirà.
«Sono qui», ha esordito il presidente, «perchè Leo mi ha obbligato ed, effettivamente, è la prima volta che un tecnico me lo chiede. Ma io, l’avrete capito, sono felicissimo della scelta, che nasce dalla stima. Capisco che per Leonardo questa sia una bella responsabilità, ma è la stessa che mi assumo io. Mi prendo tutta la responsabilità della scelta e sono assolutamente tranquillo».
Questo mettersi in primo piano nelle responsabilità è una novità. Questo sentir l’emozione, la voglia di un sentimento. «Bellissimo cercar di mettere a suo agio il tecnico e condividere ambizioni, speranze e sogni dei tifosi». Moratti che scende in campo in modo così prepotente è un segnale, soprattutto alla squadra. Una mano tesa all’allenatore che non è un fesso, ma sa bene come tira l’aria in quello spogliatoio. Non ci saranno novità, ha spiegato il patron, circa gli acquisti. «Salvo non dovesse dimostrarsi la necessità». Il discorso Kakà per ora è rinviato. «Lo conosco bene, sta per tornare a giocare e so che lui vuol fare bene, prima di andarsene da una squadra», racconta Leo lasciando aperto uno spiraglio per tempi più lontani. Per ora c’è lui. E tutto un travaglio di sensazioni che lo hanno condotto sull’altra sponda. Non è facile, forse non sarà bello, passare direttamente dal Milan all’Inter. «Ma l’Inter è una sfida alla quale era impossibile dire di no. Sono un romantico, non cercavo un lavoro, cercavo un sogno, e questo è affascinante, sorprendente, inatteso, non si può dire no a tutto ciò che è vivere».
Vivere è una parola che ricorre spesso nelle chiacchiere di Leonardo. Vivere vuol dire non lasciarsi attanagliare dal passato. Spiegazione: «Ho sempre cercato di essere libero, ho fatto quello che volevo, ho tante cose in comune con il Milan e lo ringrazierò per tutta la vita, senza dimenticare mai. Ricorderò Capello, è un numero uno, anche se il mio mito rimane Telè Santana. Stimo tantissimo Galliani. Qui mi ha portato il rapporto con Moratti, anche se ciascuno ha la sua parte, i ruoli sono delicati ed io rispetto le gerarchie». Le precisazioni sono l’obbligo per chi ha conosciuto Berlusconi, e ne è entrato in collisione su questioni tecniche, sapendo che Moratti spesso fa il tifoso-ultrà. Ma all’Inter Leo dovrà convincere anche i tifosi. Da una parte c’è la (ex) pelle rossonera, dall’altra i dubbi sulle sue qualità di allenatore rimasto un novellino con pregi e difetti. Vincere con l’Inter per battere le perplessità? Può essere un’idea, che Leo sposa accettando la parte. «Le perplessità dei tifosi sono le mie. So bene di avere un solo anno di esperienza e di aver passato sei mesi a studiare. Serve tempo per costruire. La mia storia non può essere cambiata». Ma può cambiare. Sarà un caso se Moratti dice Ronal... e si scusa del lapsus con Leonardo...

E se butta l’esca: «Adesso che Benitez è andato via compro 5 giocatori...». E si mette a ridere. Il presidente ha aperto le finestre di casa e fatto cambiare l’aria. Ieri Leo è andato in campo: una lunga predica alla squadra eppoi via a caccia del sogno.

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