Immaginate di navigare attraverso le formule dei manoscritti di Leonardo, o di vedere i suoi disegni animarsi davanti ai vostri occhi, in tre dimensioni. Il tutto semplicemente sfiorando il monitor di un computer o lo schermo di un televisore. Dimenticate il vecchio approccio alla cultura, ora siete nel futuro. O meglio nel nuovo museo del futuro, il più grande al mondo che l’associazione Leonardo3 vorrebbe dedicare al genio del rinascimento italiano e costruire proprio nel capoluogo lombardo. Un’eredità che, nei progetti di questa media company, l’Expo 2015 lascerebbe a Milano. «In fondo la fiera mondiale nasce proprio nel segno di Leonardo - spiega il team di L3, il cui compito è rendere accessibile al grande pubblico i contenuti culturali sfruttando l’alta tecnologia -. E allora perché non realizzare una struttura che rimanga nei prossimi cinquant’anni?».
Quarantamila metri quadrati di superficie, una location ancora tutta da stabilire (l’ex presidente della Provincia aveva proposto l’Idroscalo) e un investimento di 160/180 milioni di euro. Per il momento, il nuovo museo se lo sono immaginato come un’immensa sfera di vetro trasparente e luminosa. In bacheca nessun originale, ma solo una ricostruzione digitale e fisica dell’opera omnia di Leonardo. «Sarà un centro di eccellenza, di alta tecnologia applicata, di ricerca accademica e divulgazione - spiega l’advisor finanziario e strategico di Leonardo3, Francesco Liguori -. Chiamandolo "museo del futuro" vogliamo dare una concezione nuova, dove si crea e si producono contenuti. Di Leonardo si conoscono le solite cinque cose. Questa struttura si basa su un concetto di ricerca che non può considerarsi esaurita».
E che anzi, si continuerà a studiare con master per giovani universitari italiani e stranieri che impareranno a decifrare le opere di Leonardo con le tecnologie più avanzate. «Un po’ come gli effetti speciali che si usano nei film e che permettono di costruire i modelli in 3D - spiega Massimiliano Lisa, amministratore delegato di L3 -. Si tratta di un approccio metodologico che abbiamo inventato noi. Uno dei punti cardini del progetto saranno proprio i corsi per insegnare ai ragazzi questa tecnica». Democratica, divulgativa, o come si voglia definirla: il punto è che permetterà di rendere accessibile a tutti, adulti, bambini, anziani o appassionati, contenuti che prima erano appannaggio soltanto di pochi e facoltosi studiosi.
«La traduzione dei testi un tempo era affidata a volumi costosi. Noi acquisiamo il manoscritto per studiarlo, lo fotografiamo e usiamo strumenti ad altissima definizione per divulgarne i contenuti». Che spesso sono delle vere e proprie scoperte. Così come è successo studiando il Codice del volo. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato di trovare lì in quelle pagine le istruzioni per costruire una macchina volante. Le ha lasciate Leonardo, sparse nei suoi appunti in cui indicava al costruttore quali materiali dover usare. «Prima lo storico leggeva i testi e non guardava i disegni - aggiunge Edoardo Zanon, direttore creativo di L3 -. Ora siamo noi che studiamo il codice in ogni sua parte e costruiamo poi anche i modelli». Oltre a quella italiana, L3 vorrebbe realizzare altre due strutture gemelle in Asia e in America.
«Tre centri in cui studiare tecnologia applicata alla ricerca accademica. Un investimento sull’intelligenza delle persone - conclude Liguori -.
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