Il Leone mette in fila America e Inghilterra

Titoli in rialzo dell’12,6%. Girelli: «Offerta coperta anche al massimo»

Massimo Restelli

da Milano

La soddisfazione di aver accolto nel libro soci, oltre a un grande gruppo italiano, i maggiori investitori americani e inglesi (130 in tutto con quote frazionate) e la prospettiva di chiudere l’anno con tassi di crescita simili agli attuali: Banca Generali supera il primo esame di Piazza Affari inanellando un rialzo del 12,62% a 9,01 euro tra scambi intensi (18 milioni i titoli passati di mano, in pratica più della metà di quelli oggetto dell’offerta). Una tendenza chiara dalla mattinata (più 10% in apertura) malgrado il processo di quotazione fosse stato accompagnato da qualche critica sui multipli utilizzati per fissare il prezzo. «Paragonare la nostra azienda che ha sei anni di vita con concorrenti sul mercato da lungo tempo prendendo in considerazione i risultati dello stesso esercizio mi è sempre sembrato un’illogicità finanziaria», sottolinea l’amministratore delegato Giorgio Girelli aggiungendo come anche al massimo della forchetta indicata (8,5 euro) le «richieste superassero di sei volte l’offerta».
Allora perché Generali ha rinunciato alle pretese iniziali?
«Ridurre il prezzo definitivo dell’Ipo a 8 euro (6,5-8,5 l’intervallo inizialmente prospettato) è stata una «scelta strategica in linea con l’approccio di apertura al mercato della capogruppo. Il road show ha registrato domande altissime da parte degli istituzionali, soprattutto inglesi e americani (75% dell’offerta). Il libro è stato coperto dieci volte grazie al contributo di Francia (10%) e Germania».
Quanto ha pesato l’effetto traino di Piazza Affari?
«Il momento di Borsa è positivo ma gli investitori vogliono marchi forti e storie solide».
Eppure alcuni gestori italiani sono apparsi dubbiosi se prenotare le vostre azioni...
«Davo per scontato che il nostro titolo sarebbe stato meglio compreso da quanti guardano al valore fondamentale delle aziende. Abbiamo avuto ordini anche dall’Italia ma gli internazionali ci hanno osservato con occhi diversi».
Il consolidamento del mercato non comporta il pericolo di un’erosione dei margini?
«Assolutamente no: Banca Generali è su un livello di pricing europeo sia per l’asset management, sia per i servizi bancari, sia per quelli assicurativi. Anche sulle commissioni di performance ci siamo adattati in anticipo alla nuova normativa».
Ma la fusione Bpu-Banca Lombarda creerà un’altra grande Sgr dopo Eurizon-Nextra ...
«Il mercato è diviso in due tra banche tradizionali e quanti si dedicano al financial advisor. Secondo i dati Assogestioni dal 2000 a oggi le prime hanno perso 9 miliardi di raccolta mentre le reti ne hanno guadagnati 55. L’obiettivo di Banca Generali è quello di offrire consulenza al 10% delle famiglie italiane che godono dei redditi più elevati. Peraltro è un percorso simile all’esperienza americana, dove convivono ma chiaramente distinte le grandi fabbriche che hanno bisogno di masse e la consulenza».
Il vostro principale concorrente è Fideuram perché si è chiamato fuori dal riassetto del polo del risparmio di Intesa Sanpaolo di cui il Leone è grande azionista?
«Banca Generali è la realtà che si è sviluppata di più dal 2000 al 2006 ed è in grado di proseguire contando sulle proprie gambe».


Come si chiuderà l’anno?
«Credo che i risultati della terza trimestrale siano molto indicativi, soprattutto considerando che i mesi estivi hanno tradizionalmente una raccolta più leggera. Mi auguro di proseguire la tendenza registrata a fine settembre».

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