L'esistenza terrena attraverso una madre

Quanti autori in ogni epoca della storia del mondo hanno scritto una commossa elegia sulla propria madre? Marco Eugenio Di Giandomenico, scrittore e manager culturale di chiara fama, lo ha fatto nel suo bel libro «Turundurundù» in cui, dopo aver magistralmente narrato in modo semplice e toccante l'iter progressivo della vicenda terrena di sua madre Olga Maria Vitocco che per anni offrì le sue continue sofferenze a Dio, nella seconda parte del testo ne riprende il cammino in modo diametralmente opposto. E cioè nei toni crepuscolari di una lettura per immagini dove, ma solo in apparenza, la madre si nega come personaggio per riapparire protagonista attraverso il quotidiano del figlio. In un processo che, sia pur sensibilmente diverso, appare tuttavia analogo all'autobiografia per interposta persona narrata dall'ultimo Hemingway in «Al di là del fiume e tra gli alberi», la sua accorata meditazione sulla vecchiaia e il congedo dal mondo.

Come accade nel romanzo del grande scrittore americano, l'autore non si limita a tracciare l'iter doloroso di Olga, ma ne rintraccia l'incidenza in ogni avvenimento sia pubblico che privato del proprio esistere di uomo vivendo la sofferenza come viatico tra l'uno e l'altro mondo.
«Il poetico romanzo della madre», Marco Di Giandomenico, Marcianum Press, 11 euro.

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