I candidati sindaco, almeno quelli principali e con speranze di ballottaggio, saranno tre. Divorzio in giunta a Palazzo Marino e un nuovo nome (ancora da decidere) a rappresentare il Terzo polo. La squadra di Letizia Moratti perde un altro pezzo e il Pdl alle prossime elezioni dovrà vedersela con un quadro politico molto diverso rispetto a cinque anni orsono. Oggi, ha annunciato il leader dell’Udc Pierferdinando Casini a Milano per una serie di incontri politici, «l’assessore Gianni Verga metterà il suo mandato a disposizione del sindaco». Il che significa che lady Letizia potrebbe anche rinunciare alla testa dell’assessore centrista già più volte chiesta dalla Lega e dai vertici del Pdl, consapevoli di una rottura ormai inevitabile. Confermata dal patto del risotto giallo stretto ieri al Savini in Galleria dai vertici di Udc, «futuristi» finiani, Api di Rutelli e Liberal democratici con Daniela Melchiorre. «Gli enti locali - spiega Casini - sono il terreno classico dell’impegno dei cittadini nelle strade e nei quartieri. E dunque delle liste civiche. I partiti facciano un passo indietro». E così quelli che detestano essere chiamati Terzo polo e preferiscono Polo della nazione, presenteranno non solo un candidato comune, ma anche un’unica lista. Mentre in consiglio comunale, annuncia il responsabile cittadino dell’Udc Pasquale Salvatore, nasce un «coordinamento intergruppo per sintonizzare le iniziative dei consiglieri di Udc, Fli e Api. Per fare opposizione? No per fare buona politica». In quattro, per ora, con i finiani Barbara Ciabò e Manfredi Palmeri (che da presidente del consiglio dice «non farò parte di nessun coordinamento»), Pasquale Salvatore (Udc) e Carlo Montalbetti (Api). Il nome del candidato? «Entro l’11 febbraio - assicura la portavoce di Fli Tiziana Maiolo -, data del primo congresso di Futuro e Libertà a Milano. Sarà una personalità in grado di rappresentare quella società civile troppo a lungo trascurata dalla giunta Moratti». A oggi il nome più accreditato è Salvatore Carrubba, ex assessore alla Cultura nella giunta Albertini. Ma Bruno Tabacci aggiunge Roberto Mazzotta, Edoardo Croci e Umberto Ambrosoli. Magari Achille Serra, con il coordinatore di Fli Giuseppe Valditara che aggiunge il presidente del consiglio comunale Manfredi Palmeri. E sottolinea che «le parole d’ordine saranno sobrietà, onestà, laboriosità per una politica di rilancio della capitale morale del Paese». Ambiente, trasporti, trasparenza e società municipalizzate i capitoli principali del programma. Obiettivo? «Il ballottaggio» assicurano, raccontando di sondaggi che vedrebbero la Moratti piuttosto lontana dal 50 per cento. E dunque costretta al secondo turno. Motivo che avrebbe convinto Casini allo strappo. Fossimo stati determinanti, il suo ragionamento, si sarebbe potuto tentare un accordo, ma così tanto vale correre da soli. E dare visibilità al progetto nazionale. La ragion di partito, dunque, prima dell’interesse di Milano e dei milanesi. Pur convinti che in Lombardia l’elettorato di Udc e Fli è in gran parte di centrodestra. E orientato ad appoggiare la Moratti.
Che oggi sul tavolo si ritrova anche la patata bollente delle dimissioni di Verga. «Per quel che mi riguarda - aveva detto in mattina prima di sapere delle dimissioni - Verga non deve lasciare. Come ho già ribadito in più occasioni, c’è un impegno elettorale che va rispettato fino alla fine del mandato». Tanto più che anche la Lega, ormai nemica giurata dell’Udc, sembra non opporsi.
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