Roma - Da questa mattina l’Etna ha iniziato a tremare: uno sciame sismico di 150 scosse è stato registrato finora sulla sommità del vulcano, nella parte alta vicino ai crateri centrali e al rift, la spaccatura, di nord-est. L’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e in particolare la sezione di Catania, stanno seguendo l’evolversi della situazione. «Le scosse - spiegano ad Apcom dalla sezione di Catania dell’Istituto - sono iniziate intorno alle 10.40, la scossa più forte registrata è stata di magnitudo 3.9 alle 12.07 ed è evidente dalle misure di deformazione del suolo un’intrusione del magma», ovvero il magma è risalito dalle profondità del vulcano e sta cercando di fuoriuscire.
Una squadra è partita per raggiungere la zona e verificare se la lava sia effettivamente riuscita a farsi strada e ad uscire fuori. Fino a quel momento i vulcanologi restano cauti sul pericolo di una colata lavica: «Monitoriamo la situazione costantemente, dopo le verifiche sul posto potremmo capire meglio come può evolversi la situazione». Sul rift nord est ci sono gli abitati di Piedimonte etneo e Lingualossa, ma si trovano oltre 15 chilometri più in basso rispetto alla zona interessata.
La sezione di Catania ha registrato in maniera molto chiara il forte sisma che ha colpito la Cina, ma gli eventi non sono collegati: «Ci sono studi di frontiera sul trasferimento degli stress dinamici - spiegano all’Istituto - e si sono verificati casi in cui a distanza di migliaia di chilometri i vulcani hanno sentito e risposto a forti eventi sismici.
Ma in questo caso si tratta di decine di migliaia di chilometri: una distanza eccessiva per parlare di collegamenti». «E l’Etna - sottolineano gli esperti dell’istituto - era già predisposto dall’inizio dell’anno al risveglio».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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