RomaÈ un po come se gli avversari del Brasile di Didì e Vavà avessero implorato la Seleção: «Per favore, giocate senza Pelè». La spolmonata squadra del Pd ha il fiato talmente corto che un suo big, quellEnrico Letta già sottosegretario del governo Prodi, arriva a chiedere a mezzo stampa un «aiutino» da niente al Pdl. In unintervista alla Stampa dice papale: «Penso sarebbe molto utile se il centrodestra tentasse di terminare la legislatura con un altro premier senza far nascere governi tecnici. Questo consentirebbe la fine dellanomalia Berlusconi, stabilizzando la maggioranza su una linea normale e a noi di costruire unalleanza con lUdc e altre forze». Davvero rivoluzionaria la proposta del centrosinistra per risorgere. «Letta continua».
In soldoni: per non finire la partita sommersi di gol, togliete di mezzo il vostro bomber; soltanto così potremo vincere o, meglio, smettere di straperdere. Ora, se dallaltra parte ci fosse Madre Teresa di Calcutta e soprattutto se si giocasse a Monopoli, uno sarebbe anche disposto a dare una mano allavversario così nelle pesti. «Toh, ti regalo parco della Vittoria, vicolo Corto e vicolo Stretto e ti abbono due alberghi», si concedeva a chi era sullorlo della bancarotta, perché sennò sai che noia stravincere. Ma trattandosi delle sorti del Paese, lidea di Letta ha un che di paradossale: siccome non siamo capaci di fare bene lopposizione, aiutateci voi suicidandovi. Cosicché il Pd ha lacqua talmente alla gola che, invece di nuotare, chiede i braccioli ai rivali. Togliete Pelé dal campo e vedrete che il Pd sarà visto come «alternativa di governo».
A Letta in versione Paperino, in ginocchio e a mani giunte a chiedere la fine delle sfighe elettorali, va dato atto di aver reso un mea culpa che più esplicito non si può: «Troppe volte abbiamo tentato di battere Berlusconi con scorciatoie e se rifacessimo questo errore lo pagheremmo caro». Una candida ammissione: in passato sè giocato duro, si è entrati in tackle sulle ginocchia e non sul pallone per fare quel gol che resta un miraggio.
Così, invece di riorganizzare la squadra, giocare, capire il perché alle urne gli italiani preferiscono dare il consenso ad altri, i piddini si perdono nello scontato gioco di vedere quando e se inciamperà il Cavaliere. Tifano per le Noemi, le Veroniche, le Patrizie, i Mills di turno. Auspicano «scosse» e si aggrappano alle inchieste di Bari e ai voli di Stato, planando sempre lì: Berlusconi metterà un piede in fallo oppure no? Prenderà una storta o continuerà imperterrito a correre? Spettatori, più che protagonisti, per di più divisi e confusi. Perché allanalisi delluno viene sempre contrapposta quella dellaltro: apposta opposta. «Credo sia cominciato il declino finale del premier», discetta Letta. «Comincia il declino del Cavaliere», strombazza Franceschini. «Berlusconi è declino», fa leco DAlema. «Siamo illusi se pensiamo che Berlusconi sia in fase di declino», contesta Penati.
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