Letta mette ordine tra le file dei ministri: nelle cerimonie per primo va Frattini

RomaNon ci sono solo sondaggi e indici di fiducia a stabilire una classifica virtuale tra i ministri del governo Berlusconi. Esiste anche una gerarchia reale, stilata dal Dipartimento del cerimoniale di Stato della presidenza del Consiglio e inviata martedì scorso dal sottosegretario Gianni Letta ai ventitré componenti del quarto gabinetto Berlusconi.
In termini tecnici si chiama «ordine protocollare di precedenza», in pratica si tratta del dispositivo con il quale si assegnano i posti ai ministri nelle cerimonie ufficiali, in particolare quelle alle quali presenzia il presidente della Repubblica. Ai primi tre posti i titolari dei dicasteri fondamentali: il ministro degli Esteri Franco Frattini, il ministro dell’Interno Roberto Maroni e il ministro della Giustizia Angelino Alfano. In questa sequenza non c’è nessuna sorpresa: sin dall’entrata in vigore della Costituzione sono questi i tre componenti del governo a essere comunicati per primi dal presidente del Consiglio incaricato al capo dello Stato.
La vera sorpresa è al quarto e al quinto posto: il ministro della Difesa Ignazio La Russa precede il collega dell’Economia Giulio Tremonti. Eppure nel decreto della presidenza del Consiglio del 14 aprile 2006, testo più recente sul cerimoniale di Stato emanato negli ultimi giorni del Berlusconi-ter, il titolare del Tesoro precede il collega responsabile delle Forze armate.
Ma anche in questa inversione di ruoli non c’è nessuno sgarbo istituzionale. Basta guardare il decreto del presidente della Repubblica del 7 maggio 2008 e si troverà il nome di La Russa indicato prima di quello di Tremonti. E poiché nelle cerimonie ufficiali i posti sono assegnati in base all’ordine di costituzione del ministero, ecco spiegato l’arcano. Anche nel governo Prodi II, poi, Arturo Parisi precedeva Tommaso Padoa-Schioppa.
Al sesto e al settimo posto Claudio Scajola (Sviluppo) e Luca Zaia (Politiche Agricole), mentre la prima decina viene completata da Stefania Prestigiacomo (Ambiente), Altero Matteoli (Infrastrutture) e Maurizio Sacconi (Welfare). Undicesima Maria Stella Gelmini, il ministro dell’Istruzione. A completare l’elenco dei ministri con Portafoglio Sandro Bondi (Beni culturali) e Ferruccio Fazio, titolare della Salute e ultimo arrivato nell’esecutivo dopo lo spacchettamento dal Welfare.
Una nomina successiva all’insediamento del governo è costata l’ultimo posto al ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla. I ministri senza portafoglio, infatti, si siedono dopo i colleghi che dispongono di capitoli di spesa propri. E se Elio Vito (Rapporti con il Parlamento), Umberto Bossi (Riforme per il Federalismo) e Roberto Calderoli (Semplificazione normativa) vengono immediatamente dopo i titolari di portafoglio, a Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione e in cima a tutti gli indici di gradimento, tocca il ventesimo e quart’ultimo posto nelle cerimonie ufficiali. Ma questa è una particolarità abbastanza recente. La circolare sul cerimoniale del 1950 dava la precedenza ai ministri senza portafoglio. Essi sono diretta emanazione del presidente del Consiglio. Poi è prevalsa la linea iperparlamentarista dei ministri con portafoglio, quasi interamente espressione delle Camere.

E d’altronde l’Italia non è la Spagna. A Madrid il cerimoniale prevede che dopo la famiglia reale prenda posto il presidente del governo. Pure in Gran Bretagna e Francia il premier siede prima dei presidenti delle Camere. Da noi no.

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