Letta: «Pronto il ricorso sul crocifisso nelle aule»

È pronto il ricorso italiano alla Corte dei diritti umani di Strasburgo contro il no al crocifisso nelle aule. Lo ha annunciato ieri Gianni Letta. Il sottosegretario ieri ha infatti rivelato che «c’è stata una riunione al ministero degli Esteri per mettere a punto il ricorso che l’Italia presenterà con abbondanza di documentazione e di argomentazioni e abbiamo fiducia che la Corte di Strasburgo ripari quello che consideriamo un grave torto alla cultura prima ancora che al diritto». «Il governo sta facendo il possibile per contrastare gli effetti della sentenza della Corte Europea sul crocifisso. E ha deciso di chiedere il rinvio della sentenza alla Grande Camera della Corte stessa».
«Abbiamo fiducia che la Corte ripari a quello che ci appare come un grande torto alle tradizioni del nostro Paese». Una battaglia legale cominciata nove anni fa quella dichiarata al crocifisso da Soile Lautsi, cittadina italiana di origine finlandese residente ad Abano Terme, alla quale la Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha dato ragione accogliendo il ricorso con una sentenza nella quale si sottolinea che l’esposizione del simbolo nelle aule scolastiche lede la libertà di religione degli alunni e il diritto dei genitori di poter educare i figli secondo le proprie convinzioni. Era il 2001 quando la Lautsi, i cui figli Daico (allora 13 anni) e Sami Albertin (12) frequentavano l’Istituto Vittorino da Feltre ad Abano Terme, chiese alla scuola la rimozione del crocifisso, invocando una sentenza della Cassazione che, proprio l’anno precedente (nel 2000), aveva definito la presenza dei simbolo religioso nei seggi elettorali contrario al principio di laicità della Costituzione.
Una scelta, quella del governo italiano, che è piaciuta molto alla Chiesa: «Una iniziativa da apprezzare» ha detto il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, che ha commentato a margine di una conferenza all’ambasciata italiana presso la Santa Sede.

«È da lodare e da sostenere - ha aggiunto Bagnasco - come risulta anche da parte di altri Paesi europei che si stanno aggiungendo a questa iniziativa perché - ha sottolineato - la sentenza veramente va contro non solo l’oggettività della storia europea ma anche il sentire popolare, della gente». «Mi pare - ha detto ancora Bagnasco - che sia un chiedere di riequilibrare rispettosamente questa sentenza rispetto alla realtà della gente».

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