Lettera aperta al sindaco: perché fai dietro-front?

Scrive Giro (Fi): «Hai tradito Wojtyla»

In merito alla «detitolazione» della stazione Termini a Papa Wojtyla, il commissario regionale di Forza Italia Francesco Giro ha inviato una lettera aperta al sindaco Veltroni. Eccone il testo.
«Caro sindaco, nel leggere sui maggiori quotidiani nazionali i resoconti della tua lezione mi è saltata agli occhi una lacuna che sul momento mi parve assai grave ma poi mi sono detto: suvvia, sarà stata una dimenticanza, grave ma pur sempre una dimenticanza. Nella tua lezione il merito della caduta del muro di Berlino e del crollo del comunismo sovietico viene attribuito sic et simpliciter alla politica del dialogo e della trasparenza promossa da Gorbaciov e alle condizioni favorevoli che in Occidente si profilavano con la fine del reaganismo e il ritorno dei democratici alla guida degli Stati Uniti. Insomma un miscuglio di socialdemocrazia in salsa americana e di marxismo ormai sulla via del declino che incontrandosi hanno fatto scoccare la scintilla della libertà ritrovata, in molti paesi che fino ad allora avevano sofferto la guerra fredda e l’oppressione comunista, anche a causa di un Occidente conservatore e miope che non riusciva a favorire il cambiamento. Tralasciando i meriti di un Ronald Reagan che - come Nixon con Mao nel 1972 - è riuscito più e meglio dei confusi e ondivaghi democratici alla Jimmy Carter ad aprire verso l’Est; mi sono detto ascoltando la tua lezione: ma Giovanni Paolo II in tutta questa vicenda assai recente, che fine ha fatto? Il Papa polacco che qualcuno ha già definito Magno per la grandezza del suo profilo storico oltre che religioso, non ha forse innescato attraverso il suo magistero di libertà e di strenua difesa della dignità dell’uomo un effetto domino nella caduta di tutti i regimi comunisti? Perché mai allora censurare questa verità storica? Perché mai non accostare le immagini commoventi e bellissime di un Kennedy che esclama ai piedi del Muro “Ich bin ein Berliner, io sono berlinese”, come hai fatto nella tua lezione, anche quelle di un Papa Wojtyla che incita il suo popolo polacco ad amare l’uomo, ad amare la libertà, un popolo sofferente di donne, uomini, operai a cui la provvidenza aveva donato un Papa della loro terra, un uomo al vertice della Chiesa di Roma che aveva patito assieme a loro la tragedia del nazismo e del comunismo? Perché non ricordare tutto questo? E accanto a questo non dire che Giovanni Paolo è stato anche colui che in terra di Sicilia ha pronunciato forse il discorso più forte che a memoria d’uomo si possa ricordare contro la ferocia della mafia? E lo fatto in una Valle dei templi che in quel momento apparve agli occhi del mondo come luogo biblico e di missione. Questi interrogativi mi ponevo quando leggevo che nella tua lezione, accanto alle parole del tuo discorso, scorrevano le immagini video di Gorbaciov, Ghandi, Martin Luther King, i due fratelli Kennedy, Berlinguer morente a Padova. Ma il Papa di Polonia, no. Oggi che esplode la polemica della mancata titolazione (alcuni l’hanno già definito il primo caso di detitolazione), della Stazione Termini a Papa Giovanni Paolo II, oggi mi accorgo ancora una volta di questa tua grave lacuna, un buco nero incomprensibile anche a chi, scegliendoti a larga maggioranza come sindaco di Roma, vedeva e vede ancora in te il garante di quell’incontro fra culture e religioni diverse che ha sempre animato la nostra città, la Città di Roma, città eterna non per un retorico compiacimento di chi la abita e di chi la ama, ma per una precisa sentenza della Storia. Città eterna perché città di tutti, dell’incontro, del rispetto delle diversità, del confronto con chi dissente. Ebbene nel leggere oggi che la Stazione Termini non verrà più intitolata al nostro Papa Wojtyla, cittadino onorario di Roma, del quale nel mio cuore risuona ancora il bellissimo incitamento “volemose bene, damose da fa”, nell’apprendere della tua marcia indietro, mi è tornata alla mente la tua lezione sulla politica, come tu la vorresti, come tu la immagini e per la quale tu vuoi continuare a batterti.

Ma questa politica non deve aver fra le sue virtù il coraggio? Non è forse il coraggio quella risorsa in più che ci fa compiere la scelta giusta? Non è forse il coraggio che ha accompagnato il tuo collega sindaco di Parigi Delanoe, collega ed amico, che solo due mesi fa ha avuto la serenità di intitolare non una stazione, non una strada e neppure un viale ma certamente la piazza più famosa della capitale di Francia e forse fra le più note al mondo: piazza di Notre Dame, un nome potente e pieno di storia al quale oggi si è aggiunto quello di un Papa polacco, Giovanni Paolo II. Anche Delanoe è stato duramente contestato ma è andato avanti. E invece tu sei scappato, sei scappato indietro. Fermati. Sei ancora in tempo. Con viva cordialità».

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