In una lettera il dolore di Salgari per la follia di sua moglie

«Le scrivo in uno dei più tristi momenti della mia vita. Mia moglie, dopo un mese di pazzia, diventata furiosa, ho dovuto ricoverarla ieri sera al manicomio. Mi occorre di fare subito un deposito di lire 300 che io non posseggo perché con le infermiere durante questo lungo periodo sono stato pelato. Io la prego di mandarmi la terza rata di 600 lire ed io le prometto di rimetterle fra giorni altre cento cartelle. Mi lasci un momento di respiro per rimettermi da questa terribile scossa». Così scriveva, Emilio Salgari (1862-1911) all’editore fiorentino Enrico Bemporad, in data 20 aprile 1911.
Bemporad rispose allo scrittore e 3 giorni dopo l’invio della lettera gli spedì l’indispensabile somma: ma quel denaro non arrivò mai nelle mani dell’autore di Il Corsaro Nero e Sandokan. La mattina del 25 aprile, sulle colline che sovrastano Torino, Salgari si tolse la vita. In occasione del centenario della morte del padre del romanzo italiano d’avventura, esce la biografia Emilio Salgari. La macchina dei sogni di Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi, (Rizzoli, pagg. 488, euro 12), che getta nuova luce - grazie anche ai carteggi dell’Archivio storico dell’editore Bemporad - sul gesto estremo del suicidio. La moglie di Salgari il 24 luglio dello stesso anno fu trasferita nel manicomio Collegno. Ne uscì il 30 settembre 1922, il giorno prima del suo decesso, con la risibile indicazione di «migliorata». Dalla cartella clinica, si apprende la notizia dell’esistenza di un figlio che Ida ebbe a 19 anni, del quale ancora oggi nulla si sa. Fu quando iniziò a recitare come attrice di teatro. A 23 anni si sposò con Salgari e poco dopo partorì Fatima. Nella documentazione del Regio Manicomio si leggono, tra l’altro, queste annotazioni scritte nei giorni seguenti il ricovero di Ida: «La sorella dice che la Salgari facesse una vita assai agitata con suo marito: continuamente si bisticciava con lui. Era assai amante del piacere carnale e siccome suo marito non riusciva più a soddisfarla essa era obbligata ad applicarsi compresse di acqua fredda, ciò che le riusciva assai tormentoso. Pare fosse pure sifilizzata dal marito». Dagli scambi epistolari, sottolineano i due studiosi, risulta chiaro che lo scrittore non riuscì, con la moglie ricoverata, a reggere la situazione.

In quella primavera del 1911, la famiglia Salgari, era in difficoltà economiche gravi: pesavano le spese necessarie a curare la figlia Fatima, malata di tisi, e forse anche i Peruzzi, i congiunti della moglie Ida, gravavano sul bilancio famigliare del popolare narratore.

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