Politica

LETTERA DI SGARBI "Aggredito perché lotto contro la mafia dell'eolico"

Il critico d'arte denuncia gli interessi criminali dietro la devastazione del paesaggio e la gente lo insulta. "Impianti eolici e fotovoltaici frutto del falso buonismo"

LETTERA DI SGARBI 
"Aggredito perché lotto 
contro la mafia dell'eolico"

Non mi è mai capitato ed è tanto più strano perché di polemiche e di scontri, anche nelle piazze, ne ho avuti molti. Ma, durante la presentazione di un libro, il Viaggio sentimentale nell’Italia dei desideri, parlando delle bellezze di Puglia ed esaltando luoghi mirabilmente conservati come Ostuni, Martina Franca, la stessa Polignano a Mare dove ero ospite quella sera, tutte località dove, prima di ogni altra parte d’Italia, si è affermato un turismo non balneare ma culturale, non potevo certo immaginare di essere aggredito per avere difeso la Puglia da speculazioni, devastazioni del paesaggio e dimostrati interessi della criminalità organizzata.

Infatti, non appena sono passato dal racconto e dell’illustrazione delle bellezze artistiche all’esaltazione del paesaggio aggredito e letteralmente stuprato dagli impianti eolici e fotovoltaici sono arrivate aspre contestazioni, fischi e insulti da una parte del pubblico, visibilmente politicizzato. I danni irreparabili al paesaggio sono stati denunciati da associazioni come Italia nostra e da uomini di pensiero e scienziati come Umberto Veronesi, Carlo Rubbia, Mario Pirani, Valéry Giscard d’Estaing e perfino l’amministratore delegato dell’Eni Scaroni e il ministro Tremonti.

La questione è morale e culturale. L’affarismo imprenditoriale, politico e criminale trova coperture in un ambientalismo cieco e retorico, contrastato al suo stesso interno, come provano le recenti iniziative degli Amici della Terra sotto la guida di Rosa Filippini, storica verde. Ma i soldi, la forza criminale e un falso buonismo, che ha sfruttato la rinnovata reazione popolare contro il nucleare, hanno rivelato la loro forza di mistificazione e la capacità di ribaltare la verità.

Così, mentre io descrivevo i paesaggi aggrediti tra Foggia e Bari pensando ad Accadia, Santagata di Puglia, Troia colla bellissima cattedrale, letteralmente circondati da torri eoliche in gran parte ferme e non collegate alla rete per trasmettere energia, e una parte dei presenti mi contestava con insulti e offese e anche tentando di lanciare lattine e bottiglie, il mio sconcerto e il mio stupore crescevano, non riuscivo a credere che lo scempio non fosse riconosciuto da tutti nella sua clamorosa evidenza. Mi hanno poi spiegato che, pur non avendolo nominato, vi erano in piazza numerosi sostenitori di Vendola che hanno sentito nelle mie parole un atto d’accusa nei confronti del loro presidente. Così ho cominciato a capire, riconoscendo lo stile di antagonisti e no global in alcuni presenti fra il pubblico. Non era un dibattito e non era neanche il luogo per uno scontro politico. Anche per questo ho evitato di fare riferimenti diretti. Ma non potevo tacere i riferimenti agli interessi della mafia dimostrati da numerose inchieste concluse con condanne e sequestri di beni, in Sicilia come in Puglia. Molta ira, molta rabbia nei miei confronti, nonostante la precisione dei miei riferimenti e l’accorata dolente difesa di quel paesaggio che Cesare Brandi aveva attraversato, felice, come «pellegrino di Puglia».

Ma lo sconcerto si è trasformato in sgomento quando, dopo le iniziali dichiarazioni del presidente dell’assemblea regionale, presente in piazza, Onofrio Introna che mi esortava ad affrontare l’argomento in un’altra sede e in un pubblico dibattito (come se la devastazione del paesaggio potesse essere materia di discussione) ed evitando «accostamenti indebiti al malaffare mafioso» (chissà perché non lo dice ai magistrati), ho letto le considerazioni di un altro politico locale, che devo ritenere in buona fede, l’assessore regionale alle opere pubbliche e protezione civile Fabiano Amati il quale ha sostenuto le tesi dei libri Vento a favore di Edo Ronchi e Pietro Colucci e La nuova era delle energie naturali di Mario Tozzi. Amati sostiene, con l’esaltazione del neofita e avendo come Vendola un ruolo pubblico importante, che «chi contesta energie rinnovabili o è uno stupido o è in malafede».

Capisco ora che con l’insolenza di tali amministratori sarà difficile salvare la Puglia dallo spirito di chi non riconosce la bellezza proprio nell’integrità del paesaggio, come Pasolini prima e ora Carlo Petrini. Ma Amati non è soddisfatto del suo progetto di devastazione energetica e si esalta nel ricordare «un documentario intitolato appunto The age of stupid prodotto da Greenpeace e Wwf e raccontato nel libro di Ronchi e Colucci. Nel video un uomo che vive nel 2055 nella terra devastata dalla crisi climatica, maledice un comitato di cittadini che nei primi anni 2000 bloccò un impianto eolico perché le pale avrebbero impedito di vedere dalle loro case il paesaggio». Ecco dunque Amati proclamarsi l’ideologo dell’aggressione e tutto apparire più chiaro, nel quadro della intolleranza politica.

In questo delirio messianico visionario, ispirato a un fanatismo che non potevo neppure immaginare, il profeta Amati travolge la verità di un fallimento annunciato e pagato dei consumatori quale si è rivelato in Europa l’eolico: le 4.500 torri, devastanti, installate in Italia producono il 2,5% dell’elettricità richiesta equivalente alla produzione di un’unica grande centrale termoelettrica. Sul fabbisogno energetico totale il contributo è pari a circa lo 0,8%. Ancora, le indagini attualmente in corso presso la direzione distrettuale di Catanzaro confermano, alla faccia del moderato Introna e dell’esaltato Amati, che la ’ndrangheta ha individuato nel settore dell’eolico il futuro sviluppo dei propri affari.

E Amati, nel suo slancio contro noi, patetici difensori del paesaggio e della bellezza pugliesi, travolge considerandoli stupidi e in malafede (lui intelligentissimo e naturalmente in buona fede), Carlo Rubbia, il quale ha dichiarato: «Parlando di energie rinnovabili... è inutile insistere coll’energia eolica perché di vento in una penisola ce n’è poco, a differenza dei paesi del nord Europa»; il Nobel Steinberger che scrive: «L’Europa dovrebbe annullare il suo sostegno all’energia eolica al più presto»; Valéry Giscard d’Estaing, che ha dichiarato: «Guardando dalla finestra del Tgv che ci portava da Tours a Parigi sono rimasto inorridito dal paesaggio della Beauce, cara a Péguy e a Marcel Proust afflitto da una foresta di bianchi pali eolici che giravano con il vento»; Umberto Veronesi, che chiosa: «Nonostante le battaglie di chi ama il nostro stupendo paesaggio già qualche collina allinea le orrende pale eoliche»; Renato Soru che si ribella: «Per un piatto di lenticchie stiamo regalando, distruggendo per sempre il paesaggio della Sardegna»; Mario Pirani che dice le mie stesse parole: «L’integrità di un paesaggio agreste unico al mondo, come quello delle campagne e dei paesi italiani viene devastato in partenza colle creazione dei cosiddetti parchi eolici»; e ancora Ernesto Galli della Loggia che si rivolge direttamente a lui, il profeta Amati: «Ecco come in Italia un ecologismo di maniera, assurto a scialbo luogo comune buonista diviene nella realtà l’alibi per consentire a chi di dovere di guadagnare un bel po’ di quattrini».

Ecco, tutti personaggi da fischiare alla prossima occasione a Polignano a mare, non dimenticando il ministro Tremonti che giudica l’eolico «uno degli affari di corruzione più grandi d’Italia».

Fortunata la Puglia: nelle mani di Vendola e Amati tra qualche anno l’inutile paesaggio sarà «impalato» per sempre, alla faccia di noi che credevamo nella bellezza del mondo perduto di Pasolini e Petrini.

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