
Ci sono parole inflazionate. Parole che, a furia di ripeterle, vengono svuotate del proprio senso profondo. Come “narcisismo”, un termine che oggi troviamo ovunque e che spesso viene utilizzato a sproposito per indicare il fallimento di un rapporto. “È finita. Lui era un narcisista patologico”. Idem se si parla di una donna. Un alibi, dicevamo, per nascondere dell’altro. Una menzogna a proprio uso e consumo. E però è altrettanto vero che la nostra società è profondamente narcisistica. Anzi: è una società che spinge al narcisismo. Cos’altro sono i social se non strumenti per mettere in mostra la parte apparentemente migliore di noi stessi? Quella in cui noi ci specchiamo e attraverso la quale pretendiamo che gli altri ci vedano?
Lo specchio di Narciso (Passaggio al Bosco) è l’ultimo lavoro di Roberto Giacomelli. Un libro denso, in cui si spiega come siamo arrivati all'epoca dove il narcisismo è diventato di massa. Non più solo dei singoli. Una sorta di pandemia che colpisce più o meno tutti. Del resto, non importa più la realtà, ma ciò che appare ed è per questo - scrive l'autore - che "oggi la società delle immagini è veramente la mistificazione che maschera i rapporti di produzione. Lo spettacolo diventa la realtà per anestetizzare le masse, per distrarre dalla verità e operare un condizionamento mentale che non lascia scampo a nessuno". L'Io del singolo è sempre più debole. È sfibrato. Perché è così che lo vuole il mondo. Ed è qui che si sviluppa terreno fertile per i narcisisti, che "hanno scarsa capacità di relazione e profonda difficoltà ad amare: i loro legami affettivi sono inconsistenti e spesso deludenti. Tormentati da una insaziabile fame d'affetto, ricercano costantemente conferme in rapporti fugaci e superficiali, rifuggendo quello stabili. La loro voracità affettiva li atterrisce, perché temono la dipendenza dall'altro: l'incapacità di ricambiare sentimenti forti ed esclusivi - infine - li fa sentire disonesti. Ciò nonostante, pretendono esclusività e fedeltà da partner e amici, in quanto temono inconsciamente di perdere il loro amore, di rimanere soli e di sentirsi rifiutati". Narciso tradisce, ma chiede, anzi se può obbliga, gli altri a non farlo. Perché alla fine, quello che teme di più, è stare solo, visto che non è in grado di farlo. Ma come uscirne? Tornando alla realtà. Tornando a quei valori e a quegli uomini (e donne) che cercano continuamente di migliorarsi, di rafforzare il proprio io. Di diventare ciò che sono e devono essere realmente. E per i maschi l'unica via è quella del guerriero.
Non a caso, il libro si conclude con una citazione di Carlos Castaneda: "La differenza fondamentale tra il guerriero e l'uomo comune è che il guerriero affronta tutto come una sfida, mentre l'uomo comune come una benedizione o una sciagura". È questo il cambio di paradigma necessario oggi. Ne guadagneremmo tutti.