Così quella "volpe" di Isaiah Berlin sfuggì alle trappole del pluralismo

Colafrancesco spiega le sue riflessioni sui limiti della libertà e la sua attuabilità

Così quella "volpe" di Isaiah Berlin sfuggì alle trappole del pluralismo

Dino Cofrancesco ha dedicato a Isaiah Berlin (1909-1997) un libro assai acuto e documentato, che deve essere letto da chiunque voglia orientarsi nella vasta e complessa opera di uno dei più grandi intellettuali del Novecento (Isaiah Berlin. Il pluralismo preso sul serio, Rubbettino, pagg. 288, euro 24). Berlin, dice Cofrancesco, non è stato un profeta, né un venditore di panacee, non ha proposto filosofie della storia né ricette per i mali che affliggono la modernità. E tuttavia il fascino che emana dalle sue pagine non pertanto è meno intenso. Esso si fonda non solo sulla vastità e sulla qualità delle ricerche condotte, prevalentemente nel campo della storia delle idee e in oltre settant'anni di studi, ma altresì su una biografia straordinaria, nel corso della quale Berlin ha conosciuto da vicino politici come Churchill e Weizmann, storici e filosofi come Namier, Austin, Huxley, Wittgenstein, Russell.

Di origine lettone (nacque a Riga), Berlin si è trovato ai confini di tre culture: quella russa (cui ha dedicato una splendida galleria di ritratti: Il riccio e la volpe); quella tedesca (indagata attraverso le figure di Goethe, di Herder, di Marx); quella anglofrancese, analizzata sia nei movimenti epocali, come l'empirismo, l'illuminismo, il tradizionalismo, sia nelle singole figure di pensatori e uomini di azione. Né manca una particolare attenzione alla cultura italiana che fa di Berlin uno dei più penetranti studiosi di Giambattista Vico. Come si vede, si tratta di uno spettro di interessi non comune. Senonché Berlin non è stato solo un affascinante storico delle idee, dei sentimenti, dei valori di mondi diversi e lontani. Non va dimenticato che i suoi libri più impegnativi sono di pura teoria politica: Concepts and Categories. Philosophical Essays, e Quattro saggi sulla libertà. In essi vengono affrontati temi come l'unità e la pluralità dei valori e dei codici morali, il rapporto tra libertà ed eguaglianza, lo spirito della democrazia e la genesi dei totalitarismi.

A ben riflettere, dice Cofrancesco, il fascino della riflessione berliniana sta in un senso profondo della varietà e della pluralità dei valori e degli ideali che ispirano l'agire umano. Berlin sa che il mondo contemporaneo è quello che hanno descritto i filosofi e gli scienziati del Novecento: un mondo dominato dalla contingenza, dalla precarietà, dalla perdita del centro; ma sa anche, vichianamente, che sono gli uomini, coi loro ideali, con le loro passioni, coi loro codici morali a costruire la loro storia. Di qui la responsabilità di ciascuno nella scelta dei principia, morali e politici, in base ai quali orientarsi nel breve soggiorno su questa terra. Berlin non ha dubbi o incertezze: la sua stella polare è costituita dal liberalismo del secolo scorso, col suo culto geloso dell'individualità e di una libertà «dei moderni», intesa come libertà negativa. «Il significato fondamentale della libertà ha scritto è libertà dalle catene, dall'essere imprigionato e reso schiavo da parte di altri. Il resto è un'estensione di questo significato oppure una metafora. Battersi per la libertà significa cercare di rimuovere degli ostacoli; lottare per la libertà personale è sforzarsi di porre un freno alle interferenze, allo sfruttamento, alla riduzione in schiavitù da parte di persone i cui fini non sono i nostri. La libertà, almeno in senso politico, confina con l'assenza di prepotenza e di dominio».

È vero, come dirà nell'introduzione ai Quattro saggi, che egli non ha mai inteso fare una difesa incondizionata della libertà negativa contro quella positiva, ma tale rettifica intende solo richiamare il lettore alla pluralità dei valori che determinano il comportamento umano, alla percezione della incompatibilità tra le esigenze di «fini egualmente ultimi: contro ogni monismo spietato che risolve questo genere di problemi eliminando tutti i concorrenti meno uno». In altri termini, vi sono valori non meno fondamentali della libertà la giustizia, l'amore, la felicità, la scienza, l'arte che solo un approccio retorico ed evasivo al mondo umano può considerare come espressioni o condizioni della libertà. Berlin non era certo insensibile a quegli ideali di realizzazione dinamica della personalità, di cui parlano Fromm e Crick, né alle esigenze di cooperazione, di solidarietà, di fraternità, iscritte nella grande tradizione socialista e umanitaria. E nondimeno, nel suo rigore analitico, Berlin ribadisce a più riprese una definizione della libertà come non interferenza, come disponibilità di «porte aperte» o di sfere di liceità. In una nota è giunto a scrivere: «perfino una legge che stabilisca che nessuno deve esercitare costrizioni su un altro in una data sfera aumenta evidentemente la libertà della maggioranza, ma è una violazione della libertà di potenziali prepotenti e poliziotti. La violazione può essere, come in questo caso, altamente desiderabile, ma resta ciononostante una violazione».

Si tratta, però, di un'accezione, che, in linea con la ricordata ispirazione ottocentesca, non esclude affatto una sottile vena libertaria, non inattesa di certo nel lettore attento e appassionato di Aleksandr Herzen. «La grandezza di quella cultura borghese che ha raggiunto il suo zenith nell'Ottocento ha scritto Berlin sta nel rivendicare il diritto di ignorare le esigenze dell'ordine e delle convenzioni sociali, nel rifiuto di considerare gli individui come parti di un edificio sociale costruito dagli ingegneri delle anime».

Berlin ha osservato, non senza un velo di tristezza, che gli uomini del nostro tempo «non hanno mai saputo o hanno dimenticato che cosa potesse essere la douceur de vivre, la libera espressione di sé, l'infinita varietà delle persone e delle loro relazioni e il diritto di scegliere liberamente, un diritto difficile da sopportare, ma a cui è ancor più insopportabile rinunciare».

Questo libro di Cofrancesco costituisce uno strumento prezioso per chi voglia affrontare la vasta e complessa opera di Isaiah Berlin.

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