Il declino dell'Occidente si misura anche dalla crisi della sua cultura e dalla crescente influenza di tradizioni di pensiero che contrastano e negano i nostri valori. La messa in discussione della libertà di espressione nelle università, sui social network e, più in generale, negli spazi pubblici è in tal senso emblematica, così come la diffusione di sentimenti antioccidentali. Veicolo di queste tendenze è stata negli ultimi anni l'editoria con le principali case editrici che hanno assecondato le mode del momento pubblicando libri che ricalcavano le istanze woke, della cancel culture e politicamente corretto. Così le librerie europee sono state riempite da interi scaffali dedicati ai «gender Studies» mentre abbiamo assistito a una inusuale proliferazione di testi sulla decolonizzazione. Come se non bastasse, oltre a riscrivere la Storia, si è messo mano ai classici della letteratura attualizzandone i contenuti e, dove non è stato possibile farlo, la soluzione è stata la censura. Un vero e proprio suicidio culturale con scuole, università e case editrici che si sono fatte promotrici di una propaganda antioccidentale, senza menzionare l'utilizzo del linguaggio inclusivo, degli asterischi, della schwa.
Negli ultimi due anni si è aggiunto un ulteriore tassello a questa deriva
rappresentato dall'odio verso Israele (una delle tante sfaccettature del sentimento antioccidentale) e dalla propaganda ProPal. Particolarmente diffusa sui social network e nelle università, non ha risparmiato il mondo dell'editoria come testimonia un rapporto realizzato dal think tank francese «Csw Europe» intitolato Lo stato dell'odio dentro e fuori la Fiera del libro di Francoforte 2025. Il documento si sofferma sulle pubblicazioni presenti alla principale fiera del libro al mondo che si è da poco conclusa in Germania e nelle altre fiere del libro arabe nel Mediterraneo e in Medio Oriente: «Quest'anno, abbiamo trovato diversi libri all'interno della Frankfurter Buchmesse che sono da considerare problematici, per lo più legati al conflitto scatenato dall'attacco terroristico del 7 ottobre 2023 contro Israele». La novità degli ultimi due anni è che contenuti controversi e offensivi non riguardano più solo i testi arabi ma «anche i libri pubblicati negli Stati Uniti e in Occidente hanno iniziato a destare la nostra preoccupazione».
Secono Csw «una manciata di editori occidentali ha presentato narrazioni sfacciatamente parziali, sfruttando gli orrori della guerra di Gaza per promuovere un'agenda politica» sia cavalcando il woke sia a causa di «un'infiltrazione metodica di militanti islamisti ideologizzati (spesso legati ai Fratelli Musulmani) in tutti gli ambiti delle nostre società, inclusi letteratura ed editoria».
Gli esempi sono l'editore americano Interlink che «mostra un'ossessione per il sionismo, collabora con diverse organizzazioni
radicali anti-israeliane e spesso si avvale di autori ebrei antisionisti» o un altro editore statunitense, Seven Stories, che «pubblica diversi libri problematici che sembrano usare le testimonianze delle vittime per demonizzare e delegittimare Israele». Tra gli editori più radicalizzati c'è la casa editrice egiziana Kotopia che ha pubblicato tre libri problematici: Guerra di Liberazione di Ayman K. Howera, Liberare Al-Aqsa è la buona novella del Corano di Seham Zohny e Narrativa palestinese. Era infatuata d'amore di Nardeen Abu-Nab'aah.
Inoltre, sul piazzale antistante l'ingresso principale della fiera, i collettivi pro-Palestina hanno allestito un presidio promuovendo una raccolta fondi per la «Fiera del libro per la liberazione palestinese» promuovendo libri «che insabbiavano attività terroristiche, promuovevano le campagne BDS e la flottiglia Sumud, esibendo storici antisionisti». Tra questi spicca una Guida per principianti ad Hamas che illustra come il gruppo terroristico «sia in gran parte guidato da obiettivi pragmatici» e la «Strategia per la liberazione della Palestina».
In conclusione, scrive il report, «il Premio dell'Odio 2025 va all'editore egiziano Kotopia, che prosegue sulla scia di molti precedenti editori che hanno glorificato la violenza contro Israele e gli ebrei. Tuttavia, i Secondi classificati 2025 sono quegli editori occidentali che di fatto giustificano l'odio antisemita, ribaltano le responsabilità e tollerano le azioni terroristiche».