
Victor del Árbol è da molti anni uno dei migliori autori spagnoli di thrilller-noir e per fortuna negli ultimi tempi se ne sono accorti anche gli editori italiani. Nel 2022 e 2024 Elliot Edizioni ha tradotto e pubblicato due suoi romanzi e adesso manda in libreria Il tempo delle belve, che è un parziale seguito dell'opera uscita lo scorso anno (Nessuno su questa terra).
Parziale, perché se è vero che in questo libro ritornano alcuni personaggi della storia precedente, questa volta cambiano completamente le coordinate. A cominciare dall'ambientazione, che non è più la moderna e luccicante Barcellona ma un collage di luoghi lontani fra loro, uniti da una trama complessa e accattivante che si svela a poco a poco: dall'isola di Lanzarote, nelle Canarie, alla campagna catalana; fino a giungere a Milano e Ostuni, nella Puglia che Del Árbol ama da anni e dove spesso trascorre le vacanze estive. Poi, con un ardito salto temporale (l'azione principale si svolge nel 2008), l'autore ci porta anche nell'inferno della guerra civile jugoslava di quindici anni prima, all'epoca dell'assedio di Sarajevo.
Ritornano alcuni dei personaggi di Nessuno su questa terra, come detto, ma questa volta lo scrittore spagnolo si diverte a mischiare le carte e ad assegnare loro prospettive e ruoli diversi: l'ispettore di polizia malato di cancro, Julián Leal, indiscusso protagonista nel romanzo
precedente, questa volta rimane in secondo piano, anche perché non è più un poliziotto e si sta avvicinando alla fine. Il suo vice Soria, al contrario, compie il percorso inverso: spedito per punizione nella lontana Lanzarote, diventa il motore della tortuosa indagine che da un piccolo episodio secondario ci porterà a scoprire un mostruoso piano criminale. Ricompare anche Virginia Ortiz, ex collega e amore segreto di Leal, che a sua volta ha lasciato l'uniforme e si è rassegnata a diventare manager nella miliardaria e opaca multinazionale del padre. E infine si ripresenta persino il sicario senza nome dei narcos messicani, uomo implacabile e tormentato che è anche l'unico al quale Del Árbol regala la facoltà di raccontare i fatti in prima persona.
Il tempo delle belve parte da un banale episodio che avviene nella lontana Lanzarote, un pirata della strada che investe e riduce in fin di vita una giovane cameriera bosniaca. Dopo poche e superficiali indagini il commissariato locale è pronto ad archiviare la pratica, ma il caso vuole che il fascicolo venga assegnato al vice ispettore Soria, uno sbirro sovrappeso e tabagista spedito per punizione da Barcellona alle Canarie per far passare gli ultimi due anni che gli mancano alla pensione.
Ma Soria è uno della vecchia guardia, capisce quando i conti non tornano e comincia a investigare seriamente sull'incidente di cui è rimasta vittima Vesna, la ragazza bosniaca. Anche perché nel giro di pochi giorni vengono trovati morti ammazzati tre balordi che avevano avuto un ruolo nel furto dell'auto pirata. Inoltre, sempre nell'isola, un lavoratore licenziato dà fuoco per vendetta al suo ex stabilimento e fa strage di operai.
O almeno così recita la versione ufficiale. E la fabbrica appartiene alla multinazionale del padre di Virginia Ortiz.
Trattandosi di un giallo non è il caso di spingersi oltre, ma ben si capisce come già nei primi capitoli Victor del Árbol imbastisca una trama ad alta tensione, che in certe fasi del romanzo può apparire talvolta fin troppo complessa, artificiosa e inverosimile. Andando avanti, tuttavia, tutte le tessere del mosaico si incastrano al posto gusto e regalano un finale memorabile, nel quale le atmosfere noir prevalgono sui colpi di scena da thriller americano. Una conferma dello stile inconfondibile dell'autore spagnolo, che anche quando preme sull'acceleratore del romanzo d'azione in realtà dimostra di prediligere i toni dei tormenti esistenziali e degli approfondimenti psicologici, offrendo al lettore personaggi ambigui nei quali bene e male sono intrecciati in modo talora indistinguibile.
Come si diceva all'inizio, in questo romanzo ci sono anche alcune pagine italiane, in particolare dedicate alla Milano frenetica e cosmopolita che in questi giorni riempie le cronache giudiziarie.
E che Del Árbol presenta come crocevia europeo di affari non sempre puliti nei quali sguazzano i finanzieri vicini alla 'Ndrangheta e ad altre organizzazioni criminali. L'efficace e scorrevole traduzione è di Pierpaolo Marchetti, la voce italiana di tutti i romanzi di Del Árbol.