Si scrive «distretto sociale» ma, nel levante di Genova, si legge «disorganizzazione» e «mancanza di dialogo» tra organo centrale e territorio, dove i municipi lamentano un coinvolgimento pressoché nullo da parte di Tursi nelle attività di riorganizzazione dei servizi socio-sanitari ad est della città. A sollevare la questione il municipio di Levante dove, durante il consiglio, si è parlato dei problemi istituzionali emersi con la creazione dei distretti sanitari, le unità che prestano servizi ai cittadini in materia di anziani, disabili, assistenza agli stranieri ed alle famiglie in difficoltà.
Tema principale: la rappresentatività, in particolare per il municipio di Levante, componente del distretto 13 insieme con alcuni comuni, il cui mini-sindaco, Francescantonio Carleo, non ha voce in capitolo all'interno della conferenza di Asl3, pur rappresentando il più alto numero di abitanti sul territorio. «Il Comune- dice l'assessore alle politiche sociali del Comune di Genova Roberta Papi, che ha preso parte all'assemblea pubblica - esercita un controllo diretto solo su 2 distretti mentre su quattro aree rimanenti non ha un peso superiore al 70% per scelta della Regione che ha deciso di dare peso a comuni minori». Altro problema fondamentale riguarda la mancanza di strutture. Tanti progetti ambiziosi, a partire dall'intenzione di realizzare un servizio domiciliare di assistenza, all'accoglienza delle famiglie di bambini ospedalizzati fino alla creazione di uno sportello integrato, il tutto però senza una sede fisica. «Il Comune ha decentrato i servizi sul territorio per rendere la macchina più efficace - continua l'assessore Papi - ora bisogna adeguare le strutture». Questo quando le strutture ci sono.
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