Da Lewis a Vettel, sempre più baby

nostro inviato a Indianapolis

La F1 va di fretta e non è questione di velocità. I piloti sembrano sempre più ragazzini che giocano con spade, elmetti e soldatini, quasi imbracciassero la playstastion. Perché il Circus si sta trasformando in una grande palestra dove la F1 fa il verso alla ginnastica artistica delle ragazzine prodigio in età scolare. A 24 anni Senna esordiva, mentre Lewis Hamilton, a 22, guida il mondiale e centra la seconda pole di fila; Robert Kubica, a 22 anni, si schianta, vede il dio delle corse da vicino e per fortuna torna subito sulla terra.«Però, ragazzo, non puoi correre» gli dicono i medici, ed ecco che il team lo sostituisce con il tester Sebastian Vettel, 19 anni.
Piloti sempre più giovani infilano l’elmetto e fanno il verso ai cavalieri del rischio. E anche questo tedeschino imberbe cresciuto alla scuola Schumi va di frettissima: pilota più giovane a correre in F1 durante le libere (l’anno scorso in Turchia, aveva 19 anni e 58 giorni). Sebastian ha già in tasca il record del multato: 100 dollari per eccesso di velocità nella pit lane 9 secondi dopo il debutto. Ed ora, secondo tempo ieri mattina e settimo in griglia su pista mai vista. Paradossalmente, se oggi in gara dovesse sbalordire il mondo, ecco che il 22enne Kubica scoprirebbe di avere il posto a rischio. Perché la F1 delle ginnaste corre e sta facendo tabula rasa di uno dei capisaldi di questo sport (come nel ciclismo): la tardiva (intorno ai 25) maturazione del pilota. Nell’immaginario, Massa ne ha 27 e viene vissuto come un veterano, Alonso peggio, due volte iridato a 26.

Ieri, Flavio Briatore, scopritore di Schumi e Fernando sorrideva e annunciava: «Forte questo Vettel della Bmw, comunque ne ho già addocchiati parecchi di ragazzini veloci nelle categorie minori... anche troppi». Il futuro è questo. In F1, come nel tennis e nella ginnastica, avremo campioni senza più stimoli prima dei trenta. Prego ricordare Bjorn Borg, debutto a 17 anni, bollito a 26.

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