Lezione americana, vincere il cancro a suon di vignette

«Un alieno che ha invaso il mio corpo», diceva Oriana Fallaci. E contro questo alieno combatté anni, dimostrando con la sola battaglia di avere già vinto. «Brutta testa di cancro», lo apostrofa Marisa Acocella Marchetto all'inizio del suo graphic-memoir CancerVixen (in uscita oggi per Salani, pagg. 214, euro 20). Marisa ci parla, con la malattia, e gliele canta chiare, colorate e piene di humour fin dal principio: «Sta’ a sentire: finalmente a 43 anni mi sposo per la prima volta e David Remnick, caporedattore del New Yorker, vuole pubblicare più vignette mie. Questo non è proprio il momento».
L'italoamericana Marisa Acocella Marchetto è una donna di successo: giornalista e vignettista del New Yorker, di Glamour, del NYT, ispiratrice con un suo personaggio di una serie tv che ha preceduto per format e stile Sex&The City, è entrata poco più che trentenne dalla porta principale del palazzo Condé Nast di New York, sede di Vogue, GQ, Vanity Fair. Il centro del mondo editoriale glam, insomma. E anche lei è una specie di glam-fan alla pari di tante sue colleghe metropolitane: magrissima, ossessionata dalle scarpe (sua madre le disegna e lei ne metteva un paio nuove ad ogni seduta di chemioterapia), fashion victim, golosa di pasta e vino e dunque dei famosi ristoranti italiani del West Village. Ed è nel più famoso di questi, «Da Silvano», che ha conosciuto suo marito, il proprietario.
«Ero in un grande momento fortunato: avevo lavoro, successo, amore e mancavano poche settimane al matrimonio» ci ha raccontato Acocella. Ed è in quei giorni che la diagnosi arriva, condensata in due splendide pagine blu elettrico del suo romanzo grafico: «Marisa, sono il dottor Mills. C’è un’anomalia». In quel momento l’universo la risucchia in un buco nero e Marisa diventa la vignetta di un paio di lunghe gambe e scarpe rosse con tacco a stiletto: non perde mai il gusto per la metamorfosi ironica di ogni dettaglio della tragedia che le sta capitando, inclusa l’agghiacciante scoperta, per una statunitense come lei, che l’assicurazione sanitaria era appena scaduta. «Ho scritto e disegnato il libro come autoterapia. La competizione quotidiana per far approvare le mie vignette, la fatica in passato per farmi accettare come disegnatrice donna in un mondo di uomini, le pazze corse per il presenzialismo in ufficio. La malattia ha fermato tutto».
Ma nel mondo dell’informazione anche un nodulo può diventare «ottimo materiale», ci conferma Marisa: «Mi hanno subito chiesto di raccontare che cosa mi stava succedendo. Le prime vignette le ho fatte per Glamour». La sua caporedattrice la chiama, le chiede come va e quando Marisa snocciola la diagnosi di cancro al seno, la risposta è: «Ti andrebbe di scriverci sopra qualcosa?». Centomila copie vendute solo negli Stati Uniti, l’opzione per un film che dovrebbe vedere Cate Blanchett nel ruolo di Marisa, una popolarità straordinaria presso il pubblico femminile, che usa a sua volta le vignette di Marisa come «autoterapia». Per Acocella al successo ottenuto contro il cancro si è aggiunto un altro successo professionale: «Ma non è questo che è davvero importante nella vita.

I rimpianti vanno destinati ad altro: io ad esempio non potrò avere figli perché le cure durano anni e una volta terminate sarà troppo tardi. Perciò vorrei dire alle donne: non ascoltate chi vi dice sempre di aspettare il momento giusto. Se volete un figlio, fatelo subito. E se volete sposarvi, cercate l'amore».

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