La scuola dove i bambini egiziani e la loro esigenza di avere unistruzione che rispetti la loro origine non è più un problema. Ed è qui, alle elementari di via De Nicola, alla Barona, che sono approdati nei giorni scorsi ben 10 bambini che fino allo scorso anno frequentavano la scuola di via Quaranta.
«Queste situazioni osserva Sergio Gilioli, il dirigente scolastico noi le affrontiamo da anni. Dal 2000, infatti, al sabato mattina abbiamo attivato dei corsi di arabo». Allinizio questa novità aveva sollevato non poche polemiche. «Un consigliere di zona della Lega continua Gilioli aveva cercato di fare opposizione. Poi, messo di fronte al fatto che in questa scuola insegnano anche il dialetto milanese, ha dovuto battere in ritirata». Le lezioni di arabo inizialmente erano svolte da insegnanti provenienti proprio da via Quaranta. «Ma sono stati gli stessi genitori a lamentarsi di loro dice il dirigente scolastico perché non era gradito il loro modo di insegnare. Li abbiamo cambiati, e ora abbiamo dato lincarico a tre bravissime interpreti arabe». I corsi del sabato mattina, dalle 9 a mezzogiorno lo scorso anno erano seguite da 60 bambini, divisi in due livelli, a seconda delletà. Unattività assai nutrita che, tenuto conto delle caratteristiche del quartiere, vede la presenza di bimbi arabi, (in particolare egiziani), non si limita allinsegnamento della lingua dorigine. Nella scuola di via De Nicola cè infatti in piena realizzazione un progetto complesso di iniziative per tener conto delle nuove realtà. Il piano, che si intitola «Radici», dal film che racconta le origini di un negro americano e che è coordinato da Marianna Saracena, una maestra particolarmente esperta in attività interculturali, prevede una serie di interventi che hanno come obiettivo la salvaguardia dellidentità dei bambini islamici, ma allo stesso tempo lintegrazione con la nostra cultura.
«Abbiamo fatto un patto coi genitori spiega Gilioli . Un patto di reciproco rispetto e conoscenza. A Natale, per esempio, anche i bambini islamici partecipano alle iniziative svolte per ricordare questo avvenimento. In compenso, quando cè il ramadam e le famiglie vogliono che i figli rispettino il digiuno, questi vengono accolti in biblioteca dove una maestra racconta loro delle storie». E prosegue: «Alla refezione, poi, ci sono ben due menù per gli islamici: per quelli che si limitano a non mangiare carne di maiale, e per chi deve evitare di mangiare qualsiasi tipo di carne che sia stata macellata dagli infedeli. Sta di fatto che in queste condizioni tutti sono contenti: i genitori islamici che vedono riconosciuto il rispetto delle loro origini, e i nostri genitori che vanno scoprendo con queste innovazioni cose nuove e che arricchiscono lesperienza dei loro bambini».
«Ma non ci saranno polemiche - conclude Segio Gilioni - perché ormai nella nostra scuola siamo abituati a gestire la complessità di queste problematiche».
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