"È una lezione, ma ora i moderati torneranno"

Il giorno dopo la sconfitta del primo turno Formigoni fa la sua analisi del voto e lancia un appello agli elettori: "Prevedendo il secondo turno tanti hanno dato un segnale". E su "Striscia" va in onda un fuorionda rivelatore

"È una lezione, ma ora i moderati torneranno"

«Ai moderati diciamo: abbiamo capito bene il segnale che ci avete mandato. Tornate a votare». Roberto Formigoni, il giorno dopo la sconfitta di Letizia Moratti, tra il Pirellone e le tv parla di come recuperare terreno in vista del ballottaggio. In un fuori onda ripreso rilanciato da Striscia la notizia è più colorito: «Ma dove c... sono finiti i nostri voti? Dobbiamo capirlo nel giro di 48 ore». Mancano quindici giorni e lui è convinto che possano bastare per ribaltare i risultati: «Molti nostri elettori, prevedendo un ballottaggio, hanno voluto mandare un segnale». Cioè, gli elettori arrabbiati hanno disperso il voto perché sanno di poter riparare al momento del ballottaggio.
L’avversario Giuliano Pisapia arriva da un’area estremista e questo è uno dei motivi per cui va bloccato, spiega il presidente della Regione: «Il 29 maggio ci auguriamo che la gente voterà per noi per fare in modo che non vinca la sinistra estrema». Aggiunge: «Se vinceranno gli altri, certamente aumenteranno le tasse». Insiste anche sulla cultura di cui è portatore Pisapia: «Sappiate bene guardare, Pisapia è un candidato di estrema sinistra, vuole le moschee». Si rivolge a coloro che hanno scelto il Terzo Polo, invitandoli a far convergere i voti su Letizia Moratti: «Il Terzo Polo ha dimostrato la propria pochezza, arrivando al 5%. Chiedo però agli elettori del Terzo Polo di darci una mano per i ballottaggi».
Il paragone è con le elezioni di Midterm negli Stati Uniti, gli appuntamenti elettorali che si tengono a metà mandato e che servono proprio a intercettare gli umori dei cittadini. «Molti elettori, probabilmente prevedendo il ballottaggio, hanno pensato che questa fosse l’occasione buona per mandare un segnale al governo e alle forze di maggioranza senza pagare il dazio, come fanno gli elettori di Midterm in America». Formigoni entra nel dettaglio del paragone: «Pochi mesi fa i democratici hanno votato contro Obama per dirgli che non erano contenti della politica che faceva e mandatogli quel segnale forte probabilmente tra due anni si preparano a votare ancora per Obama».
Il governatore è convinto che l’insuccesso non sia dovuto non a un exploit della sinistra, che ha raccolto i suoi soliti voti: «Il centrodestra ha lasciato per strada dodici punti. Cinque punti erano prevedibili perché sono quelli passati al Terzo Polo. Poi c’è un altro 6-7% di elettorato moderato, che ha deciso di mandarci un segnale forte e chiaro di malcontento e disagio, almeno parziale, per l’operato del governo, del Comune di Milano e anche per la guerra in Libia. Sappiamo dai sondaggi che l’80% dei nostri elettori non approva la guerra».
I toni accesi della campagna, secondo il governatore, non hanno aiutato: «Milano è una città moderata, che non ha mai toni eccessivi». Il governatore difende Berlusconi e accusa anche i «berluschini», ovvero coloro che a suo dire copiano lo stile del premier senza essere lui: «Il problema non è Berlusconi, neanche nei confronti di Milano, il problema sono certi berluschini, che pensano di dover imitare il capo. Invece dovrebbero svolgere un lavoro di supporto e un lavoro politico».
Formigoni era stato tra i primi a sollevare un caso Milano, subito dopo le regionali del 2010 in cui la coalizione si era fermata al 51% e le preferenze per il candidato al 49%. Si era parlato anche di una candidatura alternativa. Adesso lui non pronuncia la celebre frase «io l’avevo detto», ma è evidente che la pensa. E parlando con i suoi, lo dice anche.
Si sa che Formigoni non ha mai approvato l’Ecopass ed è scontento anche della vicenda Expo. «Che cosa è stato sbagliato? La comunicazione.

Dopo la grande vittoria del 2008, si è lasciata passare l’idea che avrebbe portato risultati positivi da subito e non è vero. Personalmente io mi sono sgolato a dirlo, ma è chiaro che non sono il principale responsabile dell’Expo». A buon intenditor poche parole.

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