La Francia non concede il visto a un ministro di Hamas, mentre il non-nato governo Prodi ha già concesso tanto da ricevere un ripetuto e caloroso «grazie». Se qualcuno nutriva dei dubbi su quale sarà la linea della politica estera dellUnione, la decisione di Parigi aiuta a schiarirsi le idee. Perché è vero che Hamas governa lAutorità nazionale palestinese, ma è altrettanto chiaro che resta una formazione terroristica. E mentre questultimo «particolare» per Parigi è fondamentale, per il centrosinistra italiano invece è un problema «da comprendere», al punto che Romano Prodi ha parlato di «interessantissime aperture di Hamas» e Piero Fassino ha sostenuto la necessità di «non punire Hamas ma persuaderlo».
Si tratta di tesi che non tengono conto della realtà: allinterno di Hamas ci sono assassini e teorici della strage di massa, pensare di convincerli a deporre le armi con il dialogo è una favola bella. Il ministero degli Esteri francese - ricordiamo che si tratta di un Paese che ha detto no alla guerra in Irak e ha una politica di attenzione nei confronti dei Paesi arabi - ricorre a misure drastiche perché lUnione Europea ha deciso la sospensione dei contatti con il governo palestinese. E le «interessantissime aperture» di cui parlava Romano Prodi? Se ci sono, nessuno le ha viste. È stato notato da tutti invece il tentativo di Hamas di costituire un corpo di forze speciali comandato da Jamas Abu Samhadana, numero due tra i terroristi ricercati da Israele, un quarantacinquenne soprannominato dallintelligence «the rocket chief», letteralmente il capo missile, perché ritenuto il principale responsabile del lancio di razzi contro il territorio israeliano.
Il fatto è talmente grave che il presidente palestinese Abu Mazen ha annullato con un decreto la decisione presa da Ismail Haniyeh, capo del governo di Hamas. Ma il ministro degli Interni ha già fatto sapere che quel decreto per Hamas è carta straccia: la forza speciale di 4mila miliziani si farà e sarà comandata proprio dal signor «rocket chief».
Se è sullorlo della rottura la coabitazione tra presidente dellAnp e esecutivo, non si capisce come si possa pensare di «dialogare» e «non punire» un governo che non solo teorizza la distruzione di Israele, ma addirittura muove i primi passi per costituire un reparto di forze speciali che - in tutti gli eserciti del mondo - non hanno mai natura difensiva ma offensiva.
Il fatto che proprio la Francia abbia preso un provvedimento del genere è il segnale chiaro che la prima preoccupazione è quella della stabilità dellintera regione mediorientale. Le mosse dellIran e quelle di Hamas sono un pericolo immediato per Israele, una minaccia per lintero Occidente e se questo non sfugge allEliseo, nella sinistra italiana invece cè il rischio concreto che si affacci uno storico riflesso pavloviano: confondere lanti-americanismo con il filo-arabismo a tutti i costi. Il fenomeno è già partito ed è totalmente fuori controllo, tanto che nel mondo arabo il non-nato governo Prodi è percepito come quello del ritiro immediato e del disimpegno: ieri il quotidiano panarabo Al Sharq Al Awsat, edito a Londra, scriveva che gli «italiani hanno ricevuto lordine di prepararsi in pochi giorni al ritiro da Nassirya. Saranno sostituiti dalle forze Usa». Giustamente il ministro della Difesa Antonio Martino ha spiegato che si tratta di una bufala, ma ciò che conta in questo caso è il messaggio che il centrosinistra ha mandato in giro per il globo: noi siamo quelli che si sganciano dallalleato americano. E per sillogismo anche da quello israeliano. Così viene interpretato il messaggio che lanciano gli esponenti di partiti come Rifondazione e Pdci. Si tratta di casi esemplari: entrambi condannano il terrorismo, ma quando si giunge al fondo della questione israelo-palestinese le cose si complicano e automaticamente la politica israeliana diventa come minimo quella del «muro dellapartheid» e non della difesa della vita dei propri cittadini dagli attacchi dei kamikaze.
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