La lezione (ucronica) di Philip Dick sulle dittature

Dick immagina un mondo in cui l'esito della Seconda guerra mondiale è diverso da ciò che è appena avvenuto. Giapponesi, italiani e tedeschi hanno vinto il conflitto. E si sono spartiti il mondo

La lezione (ucronica) di Philip Dick sulle dittature
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Occorre tornare sugli ultimi due volumi dei Meridiani dedicati alle opere scelte di Philip Dick. E riprendere in mano la fantastica ucronia dell'Uomo nell'alto castello.

Dick immagina un mondo in cui l'esito della Seconda guerra mondiale è diverso da ciò che è appena avvenuto. Giapponesi, italiani e tedeschi hanno vinto il conflitto. E si sono spartiti il mondo. I giapponesi governano la west cost e hanno il loro quartier generale a San Francisco e i tedeschi sono sulla costa opposta. Dopo gli ebrei, hanno sterminato tutti gli africani e prosciugato il Mediterraneo.

Quella di Dick è ovviamente un'idea geniale, ma la sua realizzazione lo è anche di più. In questo libro i personaggi sono meglio tratteggiati rispetto ad un consueto libro di fantascienza e gli attori del romanzo nascondono mondi e sentimenti nei confronti della loro realtà che tradiscono tante idee e pregiudizi che di quei tempi circolavano negli Stati Uniti. Restava ancora inspiegabile per l'americano medio il motivo per cui un popolo intero, quello tedesco, potesse essere stato complice di un genocidio. Traspare nelle pagine di Dick una certa attrazione fatale e disgustata verso l'attitudine tedesca e specificatamente nazista. Non si può dire che abbia usato i termini della Arendt nel descrivere la banalità del male, ma forse fa anche di più.

Sentite come definisce l'uomo nazista, che nella sua ucronia ha conquistato il mondo: «vogliono essere gli agenti della storia, non le vittime. Si identificano con la potenza di Dio e credono di essere simili a dei. È questa l'essenza della loro follia. Sono sopraffatti da un qualche archetipo, il loro ego si è espanso psicoticamente, al punto che non capiscono più dove cominciano loro e dove finisce la natura divina. Non si tratta di hybris, di tracotanza: è l'ego gonfiato a dismisura, fino all'estremo, la confusione fra colui che venera e l'oggetto della venerazione. L'uomo non ha divorato Dio: Dio ha divorato l'uomo. Ciò che loro non comprendono e l'impotenza dell'uomo».

Ecco la presunzione fatale del nazista, essere Dio e Natura al tempo stesso.

Fingono di non sfidarla e paradossalmente ritengono di averla vinta.

Una magnifica definizione di ogni autoritarismo: pensare che ci si può permettere di fare ciò che si fa, in nome di un Dio che caso per caso può essere la divinità di qualsiasi religione. Persino quella laica.

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