Con Li’l Ed ecco il blues per amatori

Antonio Lodetti

Nonostante sia ormai considerato pane per una ristretta carboneria (se non addirittura musica di serie B), il vero blues gode di un’improvvisa esplosione di concerti in Italia. Prima Lucky Peterson, poi Jimbo Mathus apprezzatissimo nella sua performance acustica, ora Li’l Ed e la settimana prossima il mito dell’armonica James Cotton. Ma soffermiamoci su Li’l Ed, il 50enne chitarrista che - con i suoi Blues Imperials - porta avanti il testimone del blues di Chicago cattivo e venato di boogie woogie. Sette concerti in Italia - apertura a Milano, chiusura ad Alessandria - una applaudita esibizione al Lucerna Blues Festival hanno portato ad un più largo pubblico i suoni infuocati della chitarra slide di Li’l Ed, un carneade amatissimo dagli appasionati. Ex lavamacchine, nipote di una leggenda di Chicago come J.B. Hutto, Edward Li’l Ed Williams è artista cordiale e a tratti brutale nel far sfrigolare le corde della chitarra con i suoi glissati; il suo show è intenso, divertente e ben bilanciato nel giocare con ballate ora lente (inusuali nel suo repertorio, che faranno parte del suo prossimo cd, come la marziale Sometimes) ora ultraveloci, nell’alternare momenti di tensione e coup de théâtre, virtuosismi e suoni dell’anima. Dietro il suo stile anarchico ma colloquiale si intravede la lezione di Hutto ma soprattutto quella di Elmore James e Hound Dog Taylor.

Li’l Ed incarna un suono muscoloso e virile, simbolo dei suoi show nati per divertire e tenere in vita un pezzo di quella Chicago che va inesorabilmente scomparendo fagocitata dalla tecnologia e dalle logiche commerciali.

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