Via libera al supergasdotto tra Russia ed Europa

Via libera al supergasdotto tra Russia ed Europa

da Milano

Via libera a South Stream, un nuovo megagasdotto tra Europa e Russia. Ad annunciarlo sono stati ieri il numero uno di Eni Paolo Scaroni e Alexander Medvedev, vice presidente Gazprom, colosso energetico dell’ex Urss, con la benedizione dei ministri dei due Paesi, Pierluigi Bersani e Viktor Khristenko. Le due società realizzeranno (al 50%) un gigantesco tubo, che partirà dai giacimenti del Caspio, attraverserà il Mar Nero e approderà in Bulgaria, dove si dividerà in due tronconi: il primo diretto verso l’europa centrale (Ungheria, Austria), il secondo verso l’Italia. Non è detto che i due rami saranno realizzati entrambi, dipenderà dall’andamento della domanda e Scaroni ha detto che potrebbe essere costruito anche solo quello verso nord. Lo stesso Scaroni non ha risparmiato i superlativi: «Si tratta del progetto più audace della storia del settore. Le cifre sono da record».
In effetti secondo gli esperti South Stream batte in volata l’altro grande gasdotto Europa-Urss attualmente in costruzione, quello che unirà la regione attorno a San Pietroburgo alla Germania passando sotto il Baltico, aggirando Ucraina e Polonia. In quel caso la portata annua sarà di 27,5 miliardi di metri cubi. South Stream raggiungerà i 30. Anche difficoltà tecniche e spese saranno diversi. Il progetto russo-tedesco (la North European Gas Pipeline) dovrebbe avere un costo di circa 2,5/3 miliardi di euro. Ma il Baltico è un mare piatto e considerato «facile» dai tecnici del settore. L’attraversamento del Mar Nero (in tutto 900 chilometri sott’acqua) dovrà fare i conti con profondità fino a 2.000 metri. Nel 2002 gli stessi protagonisti dell’accordo annunciato ieri (Eni, Saipem e Gazprom) hanno completato un altro gasdotto sul Mar Nero, Blue Stream, considerato un piccolo gioiello di tecnologia. In quel caso spesero complessivamente 3,5 miliardi. Con South Stream si potrebbero raggiungere i 5.
Il nuovo gasdotto (i lavori dovrebbero partire tra il 2008 e il 2009 per terminare nei tre anni successivi) è comunque considerato un tassello fondamentale per placare la fame di energia del vecchio continente. Il consumo di gas metano è in crescita esponenziale. Pesano le normative ambientali e la necessità di rispettare i protocolli di Kyoto. La domanda annua passerà da 500 miliardi di metri cubi a 730 nel 2020, raddoppiando l’import.

La Russia, che di gas ne ha tanto e ha legato il futuro della sua economia all’export di materie prime e risorse energetiche è però frenata da una carenza di infrastrutture distributive. Proprio il problema che South Stream si propone di risolvere.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica