Liberale e cristiano: il credo del Dr. House

Si sacrifica per salvare gli altri, ama la concorrenza e trasforma il vizio in virtù: ecco perché piace sempre

Liberale e cristiano: 
il credo del Dr. House

D ottor House ci ha lasciati lì, in sospeso. La settima edizione è al momento in pausa per dare il tempo ai doppiatori di concludere il lavoro sulle ultime cinque puntate della serie. Nonostante non possa contare sull’effetto novità, il telefilm americano ha ancora buoni ascolti, grazie a uno zoccolo duro di fans. Noi a guardarlo, e lui con due Vicodin in mano, anzi in gola. Ci è ricascato. È di nuovo un tossico, ramo antidolorifici. Metterà ancora una volta a repentaglio la carriera e la traballante storia d’amore con la collega Lisa Cuddy? Lo vedremo, ma conoscendolo sembra probabile.

Perché il genio della diagnosi deve sempre essere infelice? Come mai la sua capacità di condurre la vita privata è inversamente proporzionale a quella con cui guida un reparto ospedaliero? Sembra evidente: esiste in lui una correlazione fra genio e infelicità. Il dottore stesso sembra esserne consapevole. A un certo punto, quarta serie circa, lo ha anche teorizzato. Nonostante abbia lottato in manicomio per scacciare questa convinzione, non è riuscito a liberarsene. E ora, che è «pulito» da qualche tempo, la tentazione di deragliare per soccorrere chi ama è più forte che mai. Insomma: per salvare gli altri, House deve sacrificare se stesso. È una metafora, in sedicesimo, di Gesù Cristo? In molti ne sono convinti. Tanto è vero che Cantagalli, l’editore del Papa, qualche tempo fa ha dedicato al tema un intero volume di Carlo Bellieni e Andrea Bechi, Dr. House MD: follia e fascino di un cult movie. House è cattivo e cinico? Certo. Ma perché il cristianesimo dovrebbe essere solo roba «da buoni»?

E i peccatori dove li mettiamo? Tanto più che House ha avuto, nel corso degli anni, alcune uscite annotate nel taccuino da tutti i telespettatori credenti. A esempio, questa: «Occorre essere religiosi, per dire che un feto è vita?». Chiarissimo.
La sofferenza però non basterebbe se non ci fosse un agguerrito staff di collaboratori pronti a suggerire ipotesi di lavoro al capo. Il quale è solito aizzare l’uno contro l’altro i «fortunati» che lavorano con lui. E minacciarli spesso e volentieri di sbarazzarsi di loro per sostituirli con elementi più validi. Perché si comporta come un sadico? Per tirare fuori il meglio da tutti. Dalle idee strampalate si giunge alla soluzione del caso, procedendo per tentativi fino alla cura che funziona. Come dire: una (in)sana competizione produce risultati eccezionali. Proprio come una reale concorrenza sul mercato. Inoltre Foreman, Cameron, «Tredici» e il resto dei camici bianchi in balia di House sono mossi da sentimenti umani, troppo umani: egoismo e gelosia. E qui, dal campo cristiano, ci spostiamo in quello liberale. Due titoli per tutti, può darsi che il dottor House li abbia avuti sul comodino per qualche tempo: La virtù dell’egoismo di Ayn Rand ma volendo si può tornare indietro fino alla Favola delle api. Vizi privati e pubbliche virtù di Bernard Mandeville. La cura del proprio interesse porta al bene del singolo e della comunità, della carriera e della salute dei pazienti.

Dottor House ha abitudini davvero pessime. Spesso l’amico oncologo Wilson lo trova stravaccato su un tavolo d’obitorio (un posto silenzioso, dove pochi disturbano) mentre mangia cibo spazzatura e si trastulla con programmi via cavo di dubbio gusto. Quando non si droga, fuma e alza il gomito. In passato ha pagato per fare sesso. Gli piace la pornografia. Lega con gentaglia di ogni risma, criminali inclusi. Quest’uomo difende l’indifendibile. Ma difendere l’indifendibile, perché difendere le libertà difendibili è troppo facile, è un altro caposaldo del pensiero libertario, riassunto in un libro mirabile di Walter Block (si intitola, guarda caso, Difendere l’indifendibile). In quanto ai vizi, non sono crimini, se non negli Stati troppo invadenti e paternalistici, e dunque illiberali.

Lo ha scritto Lysander Spooner in un altro mirabile libro intitolato, guarda caso, I vizi non sono crimini.

Vedremo come finirà la saga del Dottor House. Nel frattempo viene da chiedersi: non sarà che ci piace così tanto perché condensa, a modo suo, irriverente e un po’ cafone, il meglio dell’Occidente?

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