da Roma
«Sento un sacco di chiacchiere, vedo un Paese pieno di liberalizzatori e riformisti, ma alla fine il quadro che si presenta è molto provinciale». Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, osserva deluso il lenzuolo delle liberalizzazioni: «Quando Bersani annunciò il primo pacchetto di interventi, dissi ok; ma adesso dico che non ci siamo. Abbiamo il sospetto che piccole operazioni servano ad evitare di affrontare i temi veri, come lenergia. Vogliamo invece sapere qual è il modello di sviluppo, il progetto per questo Paese».
Bonanni, fa lantiliberalizzatore?
«Non ho nulla contro le liberalizzazioni, tuttaltro. Osservo soltanto che il gran polverone sollevato rischia di farci commettere errori, e di ottenere il risultato opposto a quello sperato. Ma come si fa ad agire su queste materie senza un minimo di discussione?».
È solo questione di metodo?
«Il metodo è teatrale: si alza il sipario, ed ecco lo spettacolo. Non è sistema degno di un Paese che deve sciogliere nodi importanti. Le riforme non si fanno a colpi di bastone, altrimenti chi prende le bastonate reagisce. È un discorso di opportunità, altrimenti si finisce come per i tassisti. Ci vuole consenso vero per reggere allurto degli interessi colpiti dal cambiamento».
Fin qui ci siamo. Ma parliamo anche del merito.
«La Cisl è lorganizzazione più rappresentativa dei gestori di distributori di carburante. Allora, è bene dire subito che non abbiamo problemi se si allarga ad altri soggetti, come i supermercati, la possibilità di vendere benzina. Se si va incontro agli utenti, i benzinai dicono: no problem. Ma perché non discuterne con loro? Negli ultimi tre anni si sono aperti 4000 nuovi impianti, e nessuno ha fiatato. Però i supermercati pagano la benzina 15 centesimi in meno agli stessi petrolieri che vendono il carburante ai gestori, facendolo però pagare 15 centesimi in più. È troppo chiedere parità di condizioni? I supermercati vendono tutto, e in futuro venderanno anche la benzina. È troppo chiedere un pizzico di reciprocità? Non so se Bersani, che da ragazzo ha aiutato il padre benzinaio e conosce queste cose, ne ha discusso coi supermercati. Mi chiedo perché non ne ha parlato coi benzinai, decidendo di andare avanti a colpi di scena».
I problemi non riguardano soltanto i benzinai...
«Il vero problema è sapere quale modello di società vogliamo. Non lo sapevamo quindici anni fa, quando è partito il primo round di privatizzazioni e liberalizzazioni, e il risultato è stato: dismissioni sbagliate, tariffe sballate, servizi inefficienti, costi di sistema molto alti. Adesso si discute sulla rete del gas. Ma prima di procedere alla liberalizzazione, bisogna decidere con chiarezza quale devessere il quadro delle fonti di approvvigionamento. È inutile far entrare imprese straniere in Italia se non si è fatto nulla per impedire il monopolio del tubo (cioè del gasdotto, ndr). Personalmente, vorrei rigassificatori dappertutto per non essere sottoposti al monopolio russo-algerino».
Lei ha detto: vorrei vedere grandi liberalizzazioni.
«E lo confermo. Finora si è intervenuto solo su alcune professioni (i notai, per esempio, sono rimasti fuori) e si è detto basta ad alcuni privilegi. Non nego che ci saranno risparmi per i cittadini, ma parlare pomposamente di liberalizzazioni è esagerato. È necessario un dibattito vero sulle autostrade, sui trasporti, sullelettricità, sulle municipalizzate. Ci vogliono nuove norme sulla concorrenza, un Antitrust davvero indipendente, la partecipazione dei lavoratori nellazionariato delle imprese».
Qualcuno pensa che la lenzuolata di Bersani serva a coprire il nulla di fatto su temi difficili, come le pensioni.
«Il mio sospetto è che si voglia evitare la discussione sui temi veri, come lenergia o lalta velocità. Vogliamo parlare della Tav? Qui rischiamo di perdere tutto: i soldi europei, i mercati, i collegamenti con le autostrade del mare. Un danno incalcolabile, solo per obbedire a quattro sconclusionati...».
Ma queste cose lei le dice anche a Prodi quandi vi vedete per cena a palazzo Chigi?
«Gliele dico sì. E gli dico anche che la modernizzazione del Paese non si finanzia con le pensioni.
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