Per liberare Napoli dai rifiuti ora arrivano i treni speciali

Dopo i roghi, anche cortei di protesta e blocchi stradali

Massimiliano Scafi

nostro inviato a Napoli

Dieci, cento piccoli roghi si accendono appena cala il sole nella strade scassate di Pianura, Secondigliano, San Giorgio a Cremano. Rabbia e falò nella periferia orientale e nei comuni vesuviani, ma adesso la protesta monta pure nei salotti buoni. Come all’Arenella, attraversata per tutta la mattina da un corteo di studenti infuriati. Come al Vomero, dove dei vandali hanno soffiato sul fuoco distruggendo alcune auto parcheggiate e una centralina della Telecom. O come, l’altra notte, nella zona del museo archeologico, tra via Salvator Rosa e piazza delle Pigna: cassonetti rovesciati, blocchi stradali, traffico paralizzato.
«Bisogna pulire Napoli, in tutti sensi, serve aria pulita», questo l’appello dell’arcivescovo Crescenzio Sepe. Tutti gli occhi e tutte le speranze sono su Guido Bertolaso, tornato a Roma per una serie di incontri. Giorgio Napolitano innanzitutto, che gli ha chiesto di risolvere una volta per tutte il problema dello smaltimento dei rifiuti in Campania. E la commissione parlamentare Ambiente, alla quale il nuovo commissario ha raccontato i dettagli del suo piano. Primo passo, superare l’emergenza e sgombrare dalle strade le 35mila tonnellate puzzolenti che ammorbano il Golfo. Secondo, trovare qualcuno che accetti le «ecoballe»: contatti con la Germania e la Polonia, disponibilità di Trenitalia all’ingombrante trasporto.
Terzo punto, riorganizzare da capo il sistema di raccolta. Ora come ora è un disastro, come spiega Bertolaso: «Di chi è la colpa? L’emergenza spazzatura in Campania è una sconfitta per tutti. Io non vedo vincitori, se non la camorra. Faremo però di tutto perché lo Stato riesca a vincere la partita finale». La Caporetto ecologica dura da una dozzina d’anni ed è costata alle finanze pubbliche qualcosa come 837 milioni di euro. Soldi stanziati, piani approvati e cancellati, discariche chiuse all’inizio per bloccare i traffici della camorra ed evitare danni ambientali, riaperte adesso per sotterrare i sacchetti. E poi termovalorizzatori mai costruiti, raccolta differenziata ferma al dieci per cento, proteste dei cittadini, scaribarile dei sindaci, interventi vari della magistratura. Nei siti di stoccaggio sono ammassati quattro milioni di ecoballe: con la velocità di oggi, ci vorranno almeno 25 anni per smaltirle definitivamente.
Intanto le strade di Napoli lentamente si svuotano. «La città dovrebbe tornare alla normalità entro due giorni - dice Lino Bonsignore, direttore generale dell’Aisa -. Al momento ci sono circa mille tonnellate di spazzatura da raccogliere». Ma a Ponticelli il sito provvisorio di stoccaggio è quasi pieno. Si spera che gli inceneritori riprendano in fretta a funzionare a pieno regime. E se la città migliora, la situazione è ancora pesantissima nelle periferie e nei piccoli centri. A San Giorgio due dimore storiche, Villa Bruno e Villa Sacchetti, sono assediate dalla spazzatura. In alcuni paesini vesuviani per uscire di casa bisogna spalare i sacchetti. Tensioni a Sant’Anastasia, mentre a Sorrento il comune ha chiesto scusa ai cittadini sul suo sito Internet.
Tra le poche note positive, l’apertura della discarica di Villaricca, disposta per decreto e bloccata dalle resistenze di un comitato civico. Notte fonda invece per le altre due previste dal dl del governo. A Paenzano resistono con tutti i mezzi: prima di un mese non potrà funzionare.

L’impianto di Ariano Irpino invece è stato addirittura sequestrato dalla magistratura: il ricorso verrà esaminato tra 15 giorni. Il sindaco Domenico Gambacorta è sul piede di guerra e rifiuta di incontrare Bertolaso: «Siamo stanchi di prese in giro, sono anni che ci promettono la messa in sicurezza».

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