Liberato Weiss & C.

Si tratta di tre francescani, uno tedesco e due italiani: Johann Weiss (p. Liberato, pittore e scultore) di Konnesreuth (Baviera), Antonio Marzorati (p. Samuele, medico) di Biumo Inferiore (Varese) e Michele Fasoli (p. Pio, matematico, orologiaio e fonditore di campane) di Zerbo (Pavia). Nel 1697 la Santa Sede decise di riaprire la missione nell'Etiopia dove i musulmani stavano dilagando. Nel 1705 un gruppo di francescani guidati dal p. Giuseppe da Gerusalemme, medico, partì dal Cairo lungo il Nilo. Ma il viaggio fu avventuroso e, tra pericoli, soste forzate e problemi vari, morirono tutti tranne il Weiss e il Fasoli. Ma questi due, derubati di tutto, dovettero tornare indietro. Al Cairo trovarono il Marzorati, reduce da un naufragio. In tre provarono ancora e, malgrado l'incendio della loro nave, nel 1712 raggiunsero Gondar, capitale dell'Etiopia. Ma qui l'avversione popolare per gli europei li costrinse a stare nascosti. La voce, tuttavia, si sparse lo stesso e il re Justos fu costretto a farli riparare nel Tigré. Nel 1716, profittando della malattia del re, un colpo di mano portò sul trono David. Questi fece tornare i missionari e li sottopose a processo. Già, perché la confessione copta abissina, seguace dell'antica eresia monofisita, negava la duplice natura umana e divina di Cristo.

Così, i tre missionari furono condannati a morte e trascinati alle falde dell'Amba Abò. Qui vennero spogliati e lapidati a morte. Scrive Andreas Resch nel secondo volume della sua opera I Beati di Giovanni Paolo II (Libreria Editrice Vaticana) che i loro corpi si trovano ancora là.

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