«Liberazione» allerta Prodi: rischi il flop come Kerry

da Milano

Un articolo al vetriolo. Il quotidiano comunista «Liberazione» ha dato ieri un sonoro schiaffo al Professore. In prima pagina, a firma Giorgio Cremaschi, un messaggio più che mai esplicito. Titolo: «Prodi, più democrazia o finisci come Kerry». Si evoca il flop del candidato del partito democratico Usa alle scorse presidenziali.
Senza pietà le domande rivolte al leader dell’Unione: «Qual è il vero programma del centrosinistra? - si chiede il giornale -. Quello scritto sulla carta o quello ostentato nei mass media? Non vorremmo - si legge su Liberazione - che il programma dell’Unione fosse come una sorta di libretto salva coscienza. Quello nel quale tutti mettono il meglio di sé, sapendo che la politica vera, poi, farà dell’altro». Non è un mistero che la sinistra radicale rappresenti una dolorosa spina nel fianco di Romano Prodi, ma l’affondo di ieri è quello che lascia il segno. Premono, a sinistra, perché il programma sia ancora più massimilista e coraggioso. Perché spariscano quelle venature liberali che, secondo Prodi, dovrebbero convincere gli elettori moderati.
«Il vizio di fondo che causa la confusione attuale sta nel deficit di democrazia che c’è stato nella costruzione del programma. Che è nato a tavolino, senza una reale partecipazione di massa». E ancora, qualche riga dopo: «Si cambi strada, allora - è la richiesta al Professore -.

Si impegni Prodi, e con lui tutta l’Unione, a superare questo deficit di democrazia... Altrimenti, stia attento il capo dell’opposizione, perché a voler fare il decisionista corre il rischio di scivolare nella figura mediatica opposta. Come è capitato a Kerry nelle elezioni presidenziali americane».

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