Liberio González Nombela & C.

Si tratta di tredici martiri spagnoli della guerra civile, uccisi nel 1936 nell'arcidiocesi di Toledo. I loro nomi: Liberio González Nombela, trentanove anni; Francisco López-Gasco Fernández-Largo, quarantotto anni; Miguel Beato Sánchez, venticinque anni; Bartolomeo Rodríguez Soria, quarantadue anni; Mamerto Carchano Carchano, cinquantasette anni; Agricola Rodríguez, quarant'anni; Saturnino Ortega Montealegre, settant'anni; Domingo Sánchez Lázaro, settantasei anni; Joaquín de la Madrid Arespacochaga, settantasei anni; Justín Alarcón Vera, quarantotto anni; José Polo Beni, cinquantasette anni; Francisco Maqueda López, ventidue anni; Ricardo Pla Espí, trentotto anni. Il più giovane era ancora un seminarista, gli altri erano tutti sacerdoti. Abbiamo spazio qui solo per parlare del capogruppo, il Nombela. Era nato a Santa Ana de Pusa ed era sacerdote dal 1918. Nel 1926 divenne parroco di Torrijos. All'inizio del 1936 un tumulto suscitato dai rivoluzionari ne chiese l'allontamento. Per prudenza fu spostato a Navalmorales. Neanche due mesi dopo, la fazione al potere gli chiuse la chiesa e vietò il culto. Il prete cercò rifugio in casa dei genitori, a Pusa, ma fu acciuffato all'ingresso del paese e spintonato per le strade. Cercarono di farlo bestemmiare a bastonate e in tal modo venne portato in carcere.

Dopo otto giorni lo rimandarono a casa dei suoi, intimandogli di non muoversi. Ma nell'agosto andarono a riprenderlo, lo caricarono su di un camion e lo portarono a Torrijos. Qui, tra le urla di una folla di scalmanati che voleva la sua pelle, lo fucilarono.

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