Libertà in America Latina è lite tra Bush e Chavez
7 Giugno 2005 - 00:00Il presidente Usa: indietro non si torna E il venezuelano: vuoi metterci nel recinto
Roberto Fabbri
«Vogliono metterci sotto osservazione, ma se cè un governo che andrebbe monitorato è quello degli Stati Uniti». Poco prima di partire per la Florida, dove è in corso il vertice dellOrganizzazione degli Stati americani (Oas), leffervescente presidente del Venezuela Hugo Chavez (noto per essere un ammiratore di Fidel Castro e per aver subito un tentativo di golpe targato Washington nel 2002) ha sparato la prima bordata del confronto verbale con George W. Bush. Un confronto che è proseguito a Fort Lauderdale con gli interventi del segretario di Stato Usa Condoleezza Rice e dello stesso presidente Bush, entrambi espliciti alfieri della completa democratizzazione del continente americano e dellemarginazione di quanti, come Cuba ed entro certi limiti il Venezuela, questo processo contrasterebbero.
Loffensiva della Casa Bianca contro i regimi considerati ostili è chiara. La Rice ha proposto che lOas svolga un ruolo più attivo nella promozione della democrazia in America Latina. Lo ha fatto senza nominare i due bersagli più sensibili e citando invece i casi di crisi politica in Bolivia, Ecuador e Haiti. Gruppi privati ma anche individui, ha detto, dovrebbero avere la possibilità di agire di concerto con lOas «per aiutare a monitorare la democrazia». Chavez ha reagito accusando gli Stati Uniti di voler tentare di imporre «una dittatura globale».
Punti di contrasto tra gli Stati Uniti e il Venezuela bolivariano non ne mancano davvero. La nota simpatia di Chavez per limmarcescibile Lìder Maximo della revoluciòn cubana, concretizzata anche in accordi commerciali e forniture a prezzi stracciati di petrolio venezuelano a Cuba, innervosisce molto Bush. Al momento cè anche in ballo la polemica sullestradizione di Luis Posada Carriles, accusato di aver provocato nel 1976 la morte di 73 persone a bordo di un aereo cubano: il sospetto terrorista venezuelano è attualmente detenuto negli Stati Uniti sotto la semplice accusa di immigrazione illegale.
Il governo americano, prima del vertice dellOas, ha affermato di non voler provocare contrasti con Caracas, e la Rice ha incontrato in privato il ministro degli Esteri venezuelano Ali Rodriguez alla vigilia del summit. Ma è sicuro che lincontro di ieri tra la Rice e la più fiera avversaria di Chavez, Maria Corina Machado, avrà un effetto incendiario.
Dopo il segretario di Stato, sul podio di Fort Lauderdale è stata la volta di Bush, Il presidente ha usato, come sempre, un frasario lapidario. Ha ricordato che era dal 1974 che il vertice dellOas non si teneva negli Stati Uniti e ha fatto notare che allepoca solo meno della metà dei 35 Paesi membri erano democrazie. Oggi, ha detto, solo Cuba «fa eccezione alla regola delle Americhe del ventunesimo secolo. Ma un giorno - ha aggiunto - londa della libertà che avanza in questo grande momento della Storia (e ha citato il Libano e lUcraina, n.d.r.) raggiungerà anche le spiagge cubane». Poi, senza citarlo, Bush è passato al Venezuela. Ha denunciato i Paesi che vogliono «andare indietro sui passi degli ultimi due decenni». Chavez ha replicato seccamente. «Gli Usa vogliono usare lOas per giustificare la loro intromissione negli affari latinoamericani.