Al settanta per cento della popolazione mondiale la libertà di esercitare la propria fede è negata o limitata. A questo risultato arriva il «Rapporto 2010 sulla libertà religiosa del mondo», realizzato dall’associazione «Aiuto alla Chiesa che Soffre» (Acs). Dalla ricerca, che dà conto della libertà di culto riguardante tutte le fedi, emerge che «cinque miliardi di persone - ha spiegato padre Giulio Albanese, presentandone i dati - vedono la propria libertà religiosa vietata, limitata, interdetta».
Tra i Paesi in cui la situazione è grave spiccano l’India e la Cina, vista anche la dimensione delle rispettive popolzioni. In India, si legge nel rapporto, «si continua a registrare un aumento delle violenze su base religiosa ed etnica, e il 2009 è stata l’ennesima prova». In Cina «il diritto alla libertà religiosa di fatto continua ad essere conculcato», le restrizioni accentuatesi nel 2008 sono continuate nel 2009 e le autorità vogliono «mantenere il pieno controllo di tutte le attività religiose».
Difficile anche la situazione in Pakistan dove l’affermazione costituzionale della libertà di culto rimane «una semplice facciata». Dal 1986 al 2010, 993 persone sono state incriminate per aver profanato il Corano o diffamato Maometto, di recente ha fatto scalpore la condanna della cristiana Asia Bibi, ora graziata. E la legislazione «costituisce un prestesto per attacchi, vendette personali o omicidi». Gravissimo è quanto accade in Corea del Nord, dove «la libertà religiosa è negata in ogni suo aspetto». Ma difficile è anche la situazione del Medio Oriente, dove principali vittime sono i fedeli non islamici. La vita dei cristiani è messa alla prova soprattutto in Irak. In generale, «nella fascia dei paesi a maggioranza islamica si presentano i problemi causati dalla coincidenza della religione con la politica», sia nella legislazione, sia nella mentalità degli abitanti. In difficoltà, per le pressioni islamiste, sono anche i governi di Algeria, Tunisia, Libia e Siria.
Ma nel rapporto si lamenta anche il «laicismo» presente in Spagna, come pure, in Germania, «l’atteggiamento di opposizione culturale» ai principi espressi dalle comunità cristiane «sui temi come la famiglia, la morale sessuale, la difesa della vita» che porta negli estremisti «atteggiamenti violenti verso i simboli e gli edifici religiosi». Lo scrittore francese René Guitton sostiene che i cristiani vittime di persecuzioni o discriminazioni sarebbero 50 milioni.
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