Un miracolo. Almeno per i 121 italiani che sono riusciti a tornare nel nostro Paese dalla Libia a bordo della nave della marina militare italiana San Giorgio arrivata questa mattina a Catania. Con loro sono ormai lontani da Misurata altre 137 persone di altra nazionalità. Uno di loro, Francesco Baldassare, 34 anni, è tornato con il padre Gino di 54. Entrambi lavoravano per la "Tecnomontagggi". E' proprio Francesco a parlare di miracolo. "Lì cominciava ad essere triste", aggiunge. Poi racconta delle difficoltà avute: "Entrare sulla nave è stato un pò problematico. Ci fermavano ai posti di blocco, erano armati, comunque ci hanno scortati e sentivamo dire che a 15 chilometri da noi stavano bombardando l’aeroporto di Misurata". Ma assicura che la situazione nel campo dove erano ospitati "era abbastanza tranquilla. I libici ci hanno trattati bene". Un altrom, Graziano Gallocchio di Padova, però, parla di situazione critica: "Personalmente non avevo quasi più niente da mangiare. Giorno dopo giorno aspettavamo di andare via". E aggiunge: "Dopo essere saliti su un mezzo da sbarco prima di imbarcarci sulla San Giorgio, molte persone ci hanno detto di riferire che tutto quello che sta dicendo Gheddafi sono tutte menzogne. Ci hanno dato da bere e da mangiare, ci hanno dato i giubbotti. Insomma ci hanno trattato bene. Contro gli italiani non hanno niente"
Trattato sospeso Nonostante il Trattato d'amicizia tra Italia e Libia, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha assicurato che il nostro Paese non ha alcun vincolo che gli impedirebbe di intraprendere azioni contro Gheddafi: "La sospensione di fatto del Trattato è già una realtà". A Skytg24, Frattini ha detto che la situazione in Libia è a un "punto di non ritorno" e che è "inevitabile" che Gheddafi se ne vada.
Emergenza umanitaria Con la San Giorgio sono rientrati quasi tutti gli italiani che erano in Libia. Per le "poche decine" che, secondo la Farnesina, sono ancora nel Paese, il ritorno in Italia dovrebbe avvenire nelle prossime ore, come assicura il portavoce del Ministero degli Esteri, Maurizio Massari. Circa venticinque connazionali sono bloccati ad Amal, senza vivere, ma alcuni sono stati finalmente evacuati con un aereo militare britannico a Creta. Gli altri hanno invece raggiunto via terra il porto di Al Byraukah, dove dovrebbero essere presto imbarcati sul cacciatorpediniere Mimbelli, insieme ad altri cittadini europei ed extraeuropei. Intanto la Mezzaluna Rossa parla di crisi umanitaria. Sarebbero infatti più di 10.000 le persone, in maggioranza egiziani, che ieri sono fuggite ieri dalla Libia verso la Tunisia, attraverso il principale valico di frontiera di Ras Jedir. In una settimana la frontiera è stata passata da ben 40.000, mentre sono 100.000 quelli che hanno lasciato la Libia secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Monji Slim, Presidente del comitato regionale della Mezzaluna Rossa di Ben Guerdane ha detto: "Le capacità di accoglienza sono ormai superate, la gente dorme all’aperto. Lancio un forte appello perché tutti ci aiutino a risolvere questo problema".
Bengasi, creato un Consiglio nazionale transitorio Nella capitale libica, intanto, la situazione è calma, ma per le strade della città circolano solo i miliziani del leader Muammar Gheddafi, a bordo di 4X4, mentre gli abitanti escono di casa solo per comprare cibo o benzina, entrambi razionati. Un abitante ha detto che "Nella notte, le autorità hanno inviato degli sms agli abitanti di Tripoli per invitarli ad andare in banca a prendere 500 dinari (circa 290 euro)". Dopo Bengasi e Misurata, poi, anche la cittadina di Zawia, a una ventina di chilometri da Tripoli, sarebbe in mano ai rivoltosi: I ribelli si sono impossessati di molte armi, anche carri armaticontinuano gli scontri. Le città sono ormai in mano ai rivoltosi, che si organizzano già per il dopo Gheddafi e hanno annunciato la creazione di un Consiglio nazionale di transizione. Un organismo, secondo le parole dei suoi promotori, che si limiterà a coordinare le attività dei manifestanti e governerà le città già conquistate: "La proposta lanciata ieri dall’ex ministro della Giustizia, Mustafa Abdel Jalil - che aveva parlato di governo provvisorio - è solo una sua idea personale".
La Clinton: "Pronti ad aiutare gli oppositori" Gli Usa sono "pronti ad aiutare» gli oppositori del colonnello Gheddafi: lo ha detto oggi a Washington il segretario di Stato Usa Hillary Clinton. Parlando con i giornalisti in viaggio con lei alla volta di Ginevra, la Clinton ha detto, secondo l’inviato dell’Afp al suo seguito, che "siamo pronti ad offrire qualsiasi forma di aiuto auspicata da parte degli Stati Uniti". Il segretario di Stato, che domani parteciperà ad una ministeriale Onu nell’ambito del Consiglio dei Diritti Umani, ha ribadito che Gheddafi deve andarsene: "Dobbiamo innanzi tutto vedere la fine del suo regime ed evitare un nuovo bagno di sangue".
Gheddafi parla alla tv serba Nuova apparizione per il leade libici, ma stavolta in una emittente serba. In un'intervista il colonnello dice: "Prometto che rimarrò nel mio paese. La colpa della rivolta in corso in Libia è degli stranieri e di al-Qaeda". Poi commenta anche le sanzioni dell'Onu: "Loro non vedono che la situazione della sicurezza è sotto controllo in Libia".
La Ue prepara le sanzioni L'Europa dovrebbe annunciare le sanzioni contro Gheddafi. L'accordo politico tra i 27 è stato raggiunto.
Secondo quanto riferiscono fonti europee a Bruxelles, potrebbe essere il Consiglio dei ministri dell'Energia, che era già in programma, ad emanare quattro provvedimenti: blocco del visto per il dittatore libico ed alcuni componenti della sua famiglia, blocco dei beni, embargo della vendita di armi e di altri materiali utilizzabili a scopo di repressione delle rivolte. I regolamenti attuativi non sono ancora tecnicamente pronti, ma è prevista anche una riunione dei rappresentanti permanenti dei 27.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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