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Libia, fonti diplomatiche: il raìs a Bani Walid Il figlio Khamis probabilmente ucciso

Il fronte dei ribelli si è spostato a Sirte. Fonti diplomatiche libiche: il Colonnello a Bani Walid, un centinaio di km a sud-est di Tripoli.  L'ultimo bluff del dittatore L'ex fidanzata di Mutassim: "I miei giorni da incubo accanto al figlio del raìs". Tutti gli uomini del Colonnello: da assi a "wanted" FOTO: Tripoli sotto assedio /Assalto alle proprietà del Rais

Libia, fonti diplomatiche: il raìs a Bani Walid 
Il figlio Khamis probabilmente ucciso

Sirte - Prosegue il giallo sulla sorte di Gheddafi. Secondo fonti diplomatiche libiche, il Colonnello è in queste ore a Bani Walid, che si trova a un centinaio di km a sud-est di Tripoli. Il raìs, sempre secondo le stesse fonti, sarebbe assieme al figlio Saadi. L’altro ieri una colonna di 60-80 mezzi dei lealisti è stata vista fuggire proprio verso Bani Walid. Khamis Gheddafi, figlio del raìs e comandante della temutissima 32/esima brigata che ha guidato l’ultima resistenza di Tripoli, sarebbe quasi certamente stato ucciso durante la ritirata dalla capitale sulla strada verso Bani Walid. La famiglia quasi al completo di Muammar Gheddafi invece avrebbe lasciato la Libia e si troverebbe in questo momento in Algeria. A passare il confine sarebbero stati la moglie del colonnello, la figlia Aisha e i figli Saif al Islam, Hannibal (con la moglie) e Mohammad (anche lui con la moglie). Le stesse fonti hanno riferito che l’Algeria avrebbe acconsentito al passaggio della frontiera e all’accoglienza nel Paese "per motivi umanitari", dal momento che Aisha starebbe per partorire o avrebbe già partorito. E a tal proposito, i ribelli hanno affermato che l’accoglimento di familiari del colonnello Muammar Gheddafi in Algeria è equiparabile a un atto di aggressione e che comunque cercheranno di ottenere l’estradizione dei congiunti riparati nel paese nordafricano.

"La famiglia del raìs in Algeria" Secondo una nota del ministero degli Esteri di Algeri, citata dall’agenzia d’informazione "Aps", i famigliari di Gheddafi sono entrati in territorio algerino stamani alle 8.45. Nel comunicato non sono aggiunti ulteriori dettagli a riguardo. Sabato l’Algeria aveva smentito "categoricamente" l’indiscrezione secondo cui un convoglio di auto con a bordo il colonnello libico Muammar Gheddafi e i suoi figli fosse entrato in territorio algerino. Il portavoce del ministero degli Esteri di Algeri, Ammar Blany, aveva precisato che l’Algeria "è da mesi obiettivo di una raffica di notizie false, volte a ingannare l’opinione pubblica, e questo vale anche per la notizia riguardante il convoglio di Gheddafi". 

Ribelli a Sirte Intanto, assicurato il controllo di Tripoli, i ribelli libici ora stanno puntando alla conquista dell’ultimo bastione in mano al rais: Sirte. La città natale di Gheddafi è ormai accerchiata: i combattenti del fronte dei ribelli hanno occupato alcune postazioni a 30 chilometri a ovest e 100 chilometri a est della città. Secondo alcune voci non confermate, Gheddafi si nasconderebbe proprio a Sirte, dove sarebbe già in corso una trattativa tra i ribelli e i capi tribù per la consegna della città.

L'Eni firma un accordo con il Cnt Eni e il Cnt hanno intanto firmato un memorandum che rafforza la cooperazione nel Paesee con il quale "si impegnano a ricreare le condizioni per una celere e completa ripresa delle attività di Eni nel Paese e a porre in essere quanto necessario per il riavvio del gasdotto Greenstream, che trasporta gas dalla costa libica a quella italiana". In cambio, Eni fornirà prodotti petroliferi raffinati al Paese, per contribuire ai bisogni essenziali e più urgenti della popolazione libica. Eni assicurerà inoltre l’assistenza tecnica necessaria per valutare lo stato di impianti e infrastrutture energetiche presenti nel Paese e per definire il tipo e l’entità delle operazioni necessarie al riavvio in sicurezza delle attività.

Proteste contro il Cnt a Misurata La città di Misurata intanto si solleva contro il Cnt: circa 500 persone sono scese in piazza per manifestare contro la decisione del Consiglio di nominare un ex generale del regime, Albarrani Shkal, capo della sicurezza di Tripoli. Radunati in Piazza dei Martiri, i manifestanti hanno gridato che "il sangue dei martiri è stato tradito", inscenando quella che può essere considerata la prima protesta contro i nuovi vertici della Libia. Anche il Consiglio cittadino ha presentato un formale reclamo al Cnt, avvertendo che - se la nomina sarà confermata - le unità ribelli provenienti da Misurata, e attualmente schierate nella capitale, si rifiuteranno di eseguire gli ordini. Secondo gli abitanti di Misurata, sottoposta a un duro e lungo assedio dalle milizie di Gheddafi, le unità di Shkal si resero protagoniste di diverse uccisioni e atti di terrore in città. I ribelli, tuttavia, affermano che l’ex generale lealista già a maggio decise segretamente di passare dalla parte degli insorti, facendo pervenire a Bengasi preziose informazioni.

"A rischio le prove contro Gheddafi" E Amnesty International lanchia un allarme: le prove dei crimini contro l’umanità commessi da Muammar Gheddafi sono negli archivi delle carceri e per questo sono a rischio. "Queste prove", ha affermato Claudio Cordone di Amnesty International, "potrebbero far venire alla luce informazioni sui prigionieri scomparsi in Libia negli ultimi decenni, comprese le migliaia di persone catturate dalle forze pro-Gheddafi dall’inizio della rivolta. Il 28 agosto, la delegazione di Amnesty International ha visitato la prigione di Abu Salim, e ha trovato documenti sparsi in giro nel cortile del carcere e in buste situate in almeno due stanze. C’erano dossier di prigionieri detenuti per zandaqa (eresia), il reato per il quale venivano condannati molti oppositori di Gheddafi; un documento che ordinava l’espulsione di una donna somala sieropositiva e un altro relativo a un libico accusato di aver commesso attentati terroristici in Iraq.

"Dev’essere fatto ogni sforzo per conservarli e metterli al sicuro", continua Cordone, "in modo che si possa stabilire la verità e si possano portare di fronte a un giudice i responsabili".

 

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