Non cè modo. Nonostante lItalia abbia prodotto fior di navigatori lo spazio che viene loro dedicato nelle librerie è pochino. E quando cè, a predominare è il saggio. Sarà il retaggio della tradizione salgariana che privilegiava eroi immaginari, a zonzo per mari e spiagge lontane, piuttosto che il romanzo storico ambientato in acque nostrane. Tra le poche eccezioni vale allora la pena di segnalare Il corsaro Andrea Doria di Antonio Perria (editore Odoya, pagg. 304, euro 18). Si tratta di una biografia, scritta con brio, che racconta le avventure dellammiraglio, padrone del Mediterraneo per oltre cinquantanni.
Personaggio tra i più controversi del XVI secolo, fu uno dei grandi strateghi del mare. Una fortuna tardiva la sua: si fece conoscere fino ai quarantasei anni come capitano di ventura coraggioso e crudele, ma di scarsa fama. Poi la nomina a capitano della piccola flotta della Repubblica, costituita da due galere. Un segno del destino: l'imponente figura del Doria s'innalza dal castello di poppa e dirige, come mai nessuno prima, bombardamenti e assalti spericolati. Offre i propri servigi a papa Innocenzo VIII, al re di Francia Francesco I, a papa Clemente VII, di nuovo a Francesco I e infine al re di Spagna: contano solo il soldo e il prestigio. Con ingegno machiavellico, tesse e cela trame segrete con i predoni del mare, i pirati turchi, condividendo con il leggendario Khair-ad-din, detto il Barbarossa, il dominio del Mediterraneo.
E il versante romanzesco? Vale la pena di leggersi Il pirata e il condottiero di Anna Spissu (Corbaccio, pagg. 190, euro 14,60).
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