L’Occidente della cultura ne discute. Si lanciano allarmi sulle prime pagine dei magazine: Bloomberg Business Week mette in copertina un libro che brucia, risultato di un’inchiesta sul potere distruttivo di Amazon e dell’autopubblicazione per l’industria letteraria mondiale. Si fanno convegni: l’ultimo, «If book then», a Milano, emette dati sull’incisività ancora troppo scarsa, e l’Iva troppo alta, della pubblicazione digitale in Italia rispetto al resto del mondo. Si levano scudi da parte degli scrittori: editor e membri di Generazione TQ come Nicola Lagioia: «Un’editrice per la quale il self-publishing significhi eliminazione del filtro editoriale si candida al suicidio». E come Giorgio Vasta: «Il self-publishing solleva tutti, editori e lettori, da un comportamento, quello che si concretizza nella scelta... L’attuale articolazione del self-publishing sta determinando una percezione dei “no” come guasto inammissibile, come torto inaccettabile». Ma anche Andrea Vitali, Giuseppe Genna e Paolo Nori su queste pagine nei giorni scorsi.
L’Oriente invece, e nello specifico la Cina, alla stessa velocità con cui costruisce grattacieli ha già fatto assurgere il self publishing a nuova tendenza editoriale. Un dato su tutti: oltre 200 milioni di cinesi ogni giorno, su 510 che possiedono un collegamento internet, leggono romanzi autopubblicati su tablet, smartphone e computer e sempre ogni giorno 58 milioni di caratteri cinesi vengono caricati per essere letti. Perché quello online è ancora lo spazio più libero nella nazione. Ma soprattutto perché i romanzi online sono come un gioco: si pubblicano a puntate, sono sempre parte di saghe infinite, regalano ogni giorno una nuova emozione. È la vera letteratura popolare: in centinaia di migliaia di romanzi che spesso sono lunghi tre volte gli «antenati» cartacei, la censura non ha il tempo di mettere il naso e dunque si può parlare di sesso, politica e altri tabù intoccabili dalla letteratura tradizionale. Il tutto a un costo irrisorio: un cinese paga un romanzo online 30 centesimi e spesso soltanto per gli ultimi capitoli, perché i primi, quelli che servono ad accendere il gusto per il feuilleton, sono gratis.
Eppure, visto il successo di pubblico, l’e-fiction ha generato un giro d’affari impressionante: Cloudary, una delle aziende maggiori del settore, che possiede sei siti con contenuti letterari generati dagli utenti, ha fatturato oltre 48 milioni di dollari solo nella prima metà del 2011. Ma se si vanno a guardare le piccole fortune accumulate dai singoli, c’è da impallidire: la Cina è oggi l’unico Paese in cui scrivere romanzi può cambiare la vita. I cinesi che iniziano ad autopubblicare lo fanno sotto pseudonimo, di solito legato al contenuto dei romanzi: molti diventano abbastanza ricchi da permettersi di lasciare il lavoro. A esempio, secondo l’ultima inchiesta di Time sul tema, il trentenne Yu Xiaoming comincia a pubblicare online nel tempo libero mentre di giorno lavora come gastroenterologo a Shanghai: romanzi ispirati al gioco online World of Warcraft. In breve, lascia il lavoro: autopubblicando fantasy, guadagna il doppio del suo vecchio stipendio, che ammontava a 1600 dollari. Il 26enne laureato in chimica Chen Aiyang ci sta meditando, visto che le sue saghe generano decine di milioni di contatti al giorno. Xu Lei, titolare di avventure online dedicate ai tomb raider, nel 2007 lavorava nel gioco d’azzardo. Poi fu la crisi e la richiesta di roulette e accessori da poker crollò: Xu ha 25 anni e un sacco di tempo libero e comincia a postare capitoli di Secrets of a Grave Robber ispirati a storie vere della sua famiglia di antiquari e collezionisti. È un boom da milioni di fan, le case editrici tradizionali lo cercano e il suo primo romanzo cartaceo vende in un mese 600mila copie: «Non ho ancora un jet privato come Stephen King, però», dichiara.
Certo è una vita d’inferno: si arrivano a scrivere 10mila battute al giorno, perché se un fan non vede aggiornamenti continui alla storia si disaffeziona e per un lettore che guadagni ne perdi migliaia. La doppia vita di Li Ke vale per tutte: di giorno poliziotto, di notte Red Eyes, e si rinchiude in una camera-cella per sfornare 8mila battute in poche ore.
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