Sono in tanti, acquattati tra le scrivanie e i cartellini marcatempo. Alloperazione Brunetta guardano con un misto di diffidenza e speranza. Sono il popolo dei dipendenti pubblici operosi, testa china sul proprio lavoro a ingoiare amarezze, raramente chiamati a dire pubblicamente la propria. Ma cè uneccezione: Mariolina Toniolo, dipendente della Regione Veneto oggi in pensione, qualche tempo fa aveva scritto un libro intitolato «Pagati per vergognarci» (ed. Nuova Dimensione) che aveva avuto un certo successo, circolando tra i dipendenti pubblici come «manuale di sopravvivenza». La tesi era che ci sono tanti lavoratori della pubblica amministrazione che vorrebbero lavorare con dignità ma spesso sono messi nellimpossibilità di farlo e per questo diventano il parafulmine dellira e del sarcasmo degli utenti. In compenso hanno stipendio e posto fisso. In sostanza, sono «pagati per vergnognarsi», appunto. «Purtroppo cè del vero in quel che sostiene il libro - dice Francesca Mirale, dipendente dellassessorato alla Cultura del Comune di Firenze - ma non per questo bisogna abbattersi e rinunciare allorgoglio di fare il proprio lavoro». Anche se capita che il cittadino che protesta, che abbia ragione o meno, esageri. «Da noi arrivano parecchie lettere che usano termini poco gradevoli nei nostri confronti - prosegue limpiegata fiorentina - mi colpiscono quelli che usano il termine burocrati in senso dispregiativo, come la lettera che storpiava il termine in burocretini.
Con i miei colleghi che si offendono a essere definiti burocrati io però mi arrabbio: non dobbiamo considerarla unoffesa. Ci sono delle regole da far rispettare nella pubblica amministrazione, se il burocrate è chi le fa applicare correttamente e senza distorsioni, è soltanto una persona che ha fatto il proprio lavoro correttamente».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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