Domani accadde

L'idea folle di Puricelli: una strada a pagamento fino ai laghi

Il 26 marzo 1923 iniziarono i lavori della futura A8, prima arteria riservata ai veicoli a motore. Inaugurata dopo un anno e mezzo da Vittorio Emanuele III, nel 1938 aveva già recuperato i 90 milioni di investimento iniziale

L'ingegner Pietro Puricelli, concepì il progetto della prima autostrada d'Italia
L'ingegner Pietro Puricelli, concepì il progetto della prima autostrada d'Italia

Quasi un secolo di polemiche per stabilire se il primato della prima autostrada al mondo sia da attribuire alla la Avus di Berlino e l'Autolaghi di Milano. Con buone ragioni per entrambe le contendenti. Se infatti si guarda strettamente l'anno di realizzazione vince la Germania, perché la sua struttura venne inaugurata il 24 settembre 1921, quando per quella italiana bisognerà attendere altri tre anni. Se invece si tiene conto del suo utilizzo pratico, la bilancia pende dalla nostra parte. La Avus infatti venne pensata come circuito automobilistico per prove e gare, mentre l'attuale A/8, fu progettata fin dall'inizio come autostrada. Tanto che in molti paesi un'arteria esclusivamente destinata al traffico veicolari, ha nomi che derivano dal termine italiano. In attesa di dipanare l'annosa questione, rimane forse il record di celerità nel completare i lavori: meno di 18 mesi a partire da quel 26 marzo 1923, quando fu posata la prima pietra.

Il progetto dell'autostrada nacque nella mente dell'ingegnere Pietro Puricelli che già nel 1922 aveva partecipato alla realizzazione del circuito di Monza, commissionato dall'Automobil club di Milano. Forte di questa esperienza, tirò fuori dal cassetto un progetto concepito l'anno prima e per il quale aveva fondato la Società Anonima Autostrade: un collegamento tra Milano e i laghi di Como e Maggiore. Puricelli aveva le idee chiare, doveva essere riservata alle sole automobili, quindi niente carri, carrozze, biciclette o pedoni. Un'idea un po' folle, considerando che in quegli anni circolavano meno di 90mila automezzi, metà dei quali autocarri e bus.

Invece l'ingegnere vinse la scommessa superando ostacoli in apparenza insormontabili, soprattutto di carattere burocratico. Basti pensare che per realizzare l'impresa fu necessario eseguire 3mila espropri. Ma dopo appena un anno e mezzo era tutto pronto, un nastro di cemento lungo 18 chilometri e largo dagli 11 a 14 metri. Costata 90 milioni, nei calcoli di Puricelli si sarebbe dovuta ripagare con i pedaggi: 9 lire per le moto, da 12 a 20 per le auto, da 40 a 60 per gli autobus con uno sconto del 20 per cento per il biglietto di andata e ritorno. Per questo furono previsti 17 accessi, a cui montavano la guardia casellanti in divisa che «aprivano» alle 6 e «chiudevano» all'1, salutando militarmente ogni veicolo in entrata e uscita. Il 21 settembre 1923 a Lainate, l'autostrada fu inaugurata dalla Lancia Trikappa di Vittorio Emanuele III, accompagnato da Puricelli, e seguita dal lungo corteo di automobilisti invitati. Tra essi, l'inviato della «Tribuna di Roma» che nel suo pezzo descrisse un «Viaggio attraentissimo su un cemento liscio come un parquet, senza callaie insidiose o ciclisti o simili da mandare all'altro mondo....».

La scommessa di Puricelli fu poi vinta alla grande anche sul piano economico: nel 1938 l'investimento iniziale era stato interamente ammortizzato, grazie ai mille veicoli al giorno che ben presto iniziarono a fare su e giù tra Milano e i laghi. Nei successivi due anni furono aggiunti i 24 chilometri della Milano-Como, la futura A9, e gli 11 della Gallarate-Sesto Calende, ora A8/A26. Una rete stradale modernissima per l'epoca, che iniziò ad attrarre tecnici e amministratori da tutto il mondo, in pellegrinaggio per imparare come si fanno le autostrade.

Questo si un primato che nessuna Avus tedesca riuscirà mai a toglierci.

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