L'arte del ricamo e della complessità nell'alta moda di Dior

Maria Grazia Chiuri firma una sensazionale collezione couture per Dior: 390 persone hanno lavorato per tre mesi al set up della sfilata, tra arte, artigianato e cultura del fare

L'arte del ricamo e della complessità nell'alta moda di Dior

In estrema sintesi si parla di giacche, gonne e vestiti, ma dietro c'è un progetto così complesso e variegato da richiedere uno scambio di saperi inimmaginabile per chi non conosce il lavoro in atelier”. Maria Grazia Chiuri, da 5 anni alla direzione creativa dell'universo donna di Christian Dior, sembra un fiume in piena nel raccontare la mistica dell'alta moda che è tanto il punto di partenza quanto quello di arrivo della sensazionale collezione Couture per la primavera/estate 2022, in passerella due volte ieri pomeriggio a Parigi.

Sfilata Dior Trittico

La replica dell'evento s'impone per evitare gli assembramenti, ma le riprese dall'alto ci mostrano un muro umano di almeno 300 persone sedute troppo vicine e in molti casi senza mascherina, al centro di una grande sala rettangolare meravigliosamente decorata dai giganteschi ricami eseguiti sulle opere di una coppia di artisti indiani: Manu e Madhvi Parekh. “Solo sul cosiddetto set up hanno lavorato 320 persone per tre mesi” ci racconta via Zoom dal backstage Madame Chiuri. Poi spiega che, per dare la giusta profondità ai disegni, in certi punti ci sono anche sei diversi tipi di ricamo uno sull'altro e che questo è nulla rispetto alle incredibili difficoltà incontrate per ricamare capi e accessori della collezione.

Si comincia dalle calze, che diventano un luminescente gioiello per le gambe, e si finisce con le spettacolari scarpine ricamate perfino sul tacco. In mezzo c'è la stupefacente complessità di un semplicissimo abito interamente plissettato a mano (una lavorazione tipica dell'atelier Dior di Avenue Montaigne) tenuto insieme dai microscopici punti all'altezza del collo a cratere. Il gioco continua con un'antologia di giacche intelate, sfoderate e soprattutto double (cioè con il tessuto che non ha un dritto e un rovescio ma solo due dritti diversi), la cosa più difficile da fare secondo i rigidissimi canoni dell'alta sartoria.

Dior, sede sfilata

Anche per questo Maria Grazia non sopporta che le sarte nel rarefatto mondo della couture francese vengano chiamate “petite mains” (letteralmente manine) quasi a sminuire l'enorme valore del loro lavoro. “Solo sul cosiddetto set up hanno lavorato 320 persone per tre mesi”, dichiara la designer, che ha da tempo deciso di sostenere finanziariamente una scuola professionale femminile per formare le nuove leve del ricamo in India. Sono proprio le studentesse della Chanakya School of Crafts di Mumbay, sotto la guida dalla direttrice Karishma Swali, ad aver realizzato gli spettacolari ricami del set up. Quelli ancor più complessi degli abiti arrivano invece dagli atelier superspecializzati da cui si riforniscono i grandi marchi come Dior.

In passerella gli intarsi di rete luminosa sugli abiti a colonna in tulle o georgette, come le minuscole palline di organza arrotolate a mano e poi cucite con punti invisibili sul plastron della camicia da sera, hanno la stessa forza espressiva di una

dichiarazione di guerra alla banalità. A prima vista tutto sembra semplice, leggero, fatto di niente o poco più, ma poi ti accorgi che in realtà c'è una ricerca di perfezione maniacale, quell'oscura materia di cui sono fatti i sogni.

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