Un lifting che bisogna mantenere

Ci siamo. Domani arrivano i severi e temuti ispettori del Bie, Bureau international des expositions: osserveranno la città, leggeranno montagne di documenti, incontreranno personalità. Quindi se ne torneranno a Parigi per studiare e decidere se l'Expo 2015 si svolgerà a Milano o a Smirne. A marzo sapremo com'è andata, ma siamo fiduciosi. E se anche non lo fossimo, non lo diremmo. Consideriamo, anzi, un grave errore che qualcuno lo abbia fatto, concedendo così qualche carta in più, anche solo psicologica, alla concorrenza turca. Letizia Moratti ha lavorato bene e tanto: ce l'ha messa proprio tutta, spendendo senza risparmio la sua esperienza internazionale e la sua rete di relazioni. L'ultimo bel colpo, l'appoggio esplicito degli Stati Uniti con tutto il peso della loro influenza. Comunque vada, nulla si può rimproverare al sindaco. Semmai, anzi, il contrario: di aver puntato tutto sul tavolo dell'Expo. Ma così si comporta chi crede nelle proprie carte. Se Milano ce la farà, vivrà sette anni di grandiose trasformazioni. I progetti sono strabilianti: infrastrutture, opere pubbliche, servizi, ammodernamenti. E poi un numero incredibile di eventi di rilevanza planetaria: la metropoli se ne avvantaggerà per i prossimi decenni, in termini sia materiali, di opere che restano, sia immateriali, di immagine e prestigio internazionale.

Intanto per accogliere i visitatori del Bie Milano si è sistemata per bene: un po' di lifting, un bel trucco elegante, ha lucidato l'argenteria e passato una volta di più la battitappeti. Bene, sappiamo che questo trattamento non può essere permanente, ma se si riuscisse a mantenerlo almeno in parte i milanesi comincerebbero fin da ora ad amare l'Expo.

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