Liga è rock e a Milano si fa in tre

In questi periodi di magra il megasuccesso di Ligabue è quasi provocante. Quante star fanno fatica a vendere un minimo garantito di dischi, quante altre faticano a riempire i teatri e i club (senza parlare di stadi o grandi spazi, per carità) e lui invece è lì a macinare record su record. Lasciamo perdere il concerto al Campovolo di Reggio Emilia del 2005 (più di 165mila persone paganti, record europeo di biglietti venduti e primo assoluto al mondo per numero di biglietti venduti in un solo concerto in quell’anno), il Liga continua a replicare. Ha chiuso il 2010 con l’album più venduto (Arrivederci mostro!), con l’omonimo tour al vertice del box office degli incassi, più il cofanetto e il singolo Ci sei sempre stata. Potrebbe suonare sempre la stessa scaletta, senza neppur cambiare gli arrangiamenti, e le legioni di fan sarebbero ugualmente lì ai suoi piedi.
Ma lui è un rocker di razza, ama cambiare, sorprendere e «ballare sul mondo» con un pizzico di follia. Così, dopo i concerti estivi nei grandi spazi, parte stasera la tournée nei teatri Ligabue, quasi acustico con tre date a Milano. Ma non tre date comuni, ché il Liga si presenta al pubblico in tre teatri diversi: stasera agli Arcimboldi, domani al Dal Verme e lunedì al Nazionale. Il successo di Ligabue è quasi un affronto. Armato di chitarra acustica (ma dotato anche di banjo, dobro e armonica per sottolineare le atmosfere country blues e di un bouzouki per i climi più etnici), prende possesso per tre notti (saranno sicuramente Certe notti in atmosfera con il suo celebre hit) di tre spazi nevralgici milanesi. «Abbiamo fatto una scelta che dal punto di vista produttivo è certamente balorda - racconta Ligabue nel diario di bordo del seguitissimo www.ligachannel.com -; ogni spostamento è fatica e soldi in più. Noi abbiamo deciso di chiedere uno sforzo ulteriore a chiunque lavorerà per questo tour. Ci piacerebbe che ogni sera avesse lo show un sapore davvero unico». Al suo fianco ci saranno il fedele barese, ex Rockin Chairs, Mel Previte a chitarra e mandolino; il contrabbassista americano con lui da tre anni (dai grandi concerti come quelli all’Arena di Verona all’ultimo album) Kaveh Rastegar; il pianista-tastierista Luciano Luisi; il batterista Michael Urbano.
Niente ruggiti rock quindi ma tanto impeto, altrettanta energia vissuta attraverso la vigorosa callosità del suono acustico. Tutto lo show concentrato sul suono, scenografia essenziale, praticamente spartana (nemmeno i soliti schermi) e tutta l’attenzione sulla musica. «Saranno interpretazioni meno urlate e pestate ma più ricche di sfunature - sottolinea Liga - e il tour si chiama “quasi acustico” perchè ci sarà un minimo di strumentazione elettrico-elettronica». Solo il 5 per cento del suono dovrebbe essere elettrico.

Una scaletta che si modificherà ogni sera sia nei titoli dei pezzi sia negli arrangiamenti, da bravo rocker che taglia il rock con il furore del blues, l’ariosità del country, il gusto del racconto della folk ballad. Cercando di comunicare speranza, sentimenti, divertimento. Per i fan è un vate ma lui avverte: «le canzoni non sono una panacea, ognuno deve costruire da solo la propria vita».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica