Milano - D’altronde a Ligabue piace così: crescere con il proprio pubblico, confrontarsi di continuo, scambiarsi stimoli in un andirivieni senza sosta. E così oggi in radio arriva il suo nuovo singolo Il centro del mondo, a fine mese uscirà l’altra metà del suo greatest hits (Secondo tempo) e all’interno si troveranno altri due bei brani inediti, Il mio pensiero e Ho ancora forza. Poi, naturalmente, un giretto negli stadi, partendo il 4 luglio da quello tutto esaurito di San Siro. Inarrestabile. Sarà per questo, o magari per le fatiche del tour europeo appena chiuso, che ieri si è presentato smagrito e sorridente, capace come al solito di mescolare il suo accento emiliano con un bel po’ di buon senso.
Caro Ligabue, il suo nuovo cd si intitola Secondo tempo. Di solito, dopo il secondo tempo, la partita o il film finiscono e si va a casa.
«Ma l’ultimo brano del disco, che raccoglie tutti i miei singoli dal 1997 al 2005, si intitola proprio Ho ancora la forza, un brano che avevo composto con Francesco Guccini. Stavolta l’ho reinciso e l’ho messo per ultimo in scaletta, come a dire: anche se è finito il secondo atto, io ho ancora voglia di andare avanti».
Nuovo disco o nuovo film?
«Per quanto riguarda le nuove canzoni, ne ho già molte da parte. Da tre anni sto scrivendo e pensando tanto alla musica. Ormai con la tecnologia che c’è, potrei anche registrare un disco con il computer di casa mia. Nonostante abbia già scritto tante canzoni, mi piace pensare di poter comporre nuove melodie».
E il film?
«Certo che mi piacerebbe girare il mio terzo film. Ma ci vuole la storia giusta. Io non sono un regista di professione, ho bisogno di avere un’ispirazione mia, non un copione scritto da altri».
Intanto se ne va in tour.
«E avrò anche nuovi arrangiamenti. Ad esempio, la versione di Non è tempo per noi è molto spiazzante».
In più la band è semi nuova.
«Sì, il bassista e il batterista sono americani. Ci siamo conosciuti e abbiamo migliorato il nostro affiatamento durante i concerti europei. Di sicuro hanno una marcia in più ma sono rimasti stupiti dalla reazione del pubblico: forse in America la gente partecipa di meno ai concerti».
È un segnale che anche lei, dopo Elisa, proverà a sbarcare negli Stati Uniti?
«Mai dire mai, ma mi sembra improbabile. Le mie canzoni sono intraducibili in inglese: ci sono troppe espressioni gergali che perderebbero il loro significato e il loro valore. E comunque, se cantassi in italiano in un mondo, quello del pop rock, che parla inglese, mi sentirei un po’ fuori gara».
E come ha visto la gara elettorale appena finita?
«La sconfitta della sinistra è stata sonora e credo che stiano cercando di capire che cosa fare del futuro. Di sicuro mi ha sorpreso l’entità della batosta, che tutti si aspettavano ma non così grande. Credo che molto dipenda dalla mancanza di appeal di Prodi: ha fatto una politica del buon senso, ma non furba. E la sinistra lo ha pagato».
E adesso?
«Incrocio le dita. Se uno nasce in Italia, non può che amare questo Paese: ma quanta fatica!».
Il 27 settembre finisce il suo ennesimo tour negli stadi. E poi?
«C’è in ballo una data speciale all’Arena di Verona per fine settembre».
Insomma, anche questa estate sarà una guerra di incassi
«Auguro a lui, e anche a me, di divertirsi tanto. Ma la musica non produce competizione. Le poche volte che ci siamo incontrati, io e Vasco ci siamo divertiti: lui è proprio simpatico».
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