Ligresti al contrattacco: Fonsai scrive a Mediobanca

Il confronto sulla ricapitalizzazione di Fonsai si fa sempre più caldo. Da una parte la Premafin della famiglia Ligresti (che controlla il 35% della compagnia) e l’ad Emanuele Erbetta, dall’altra le banche creditrici, capeggiate da Mediobanca (titolare di un bond subordinato da 1,1 miliardi) e Unicredit, azionista con il 6,6% di Fondiaria-Sai. La dialettica, tuttavia, si dipana con una modalità un po’ desueta, quella epistolare. Aveva iniziato l’ad di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, inviando una missiva al cda di Fonsai, in agenda lunedì prossimo, sollecitando un nuovo aumento di capitale da 5-600 milioni di euro per mettere in sicurezza sia il margine di solvibilità (sceso al 111% a fine settembre, ma stimato ormai in prossimità della soglia critica del 100%) sia il business assicurativo. Ha proseguito la famiglia Ligresti che ieri ha fatto trapelare che nel prossimo consiglio ci sarà sul tavolo anche la replica che è stata affidata a uno studio legale. Una mossa che non nasconde il disappunto per la richiesta proveniente da Mediobanca che, se soddisfatta, toglierebbe a Premafin (alle prese con la ristrutturazione del debito delle controllanti Sinergia e Imco) la presa sulla compagnia, mentre le banche potrebbero sottoscrivere una quota «a fermo» in attesa di individuare un partner strategico.
Nel cda di lunedì sarà comunque designato un advisor indipendente (potrebbe essere Goldman Sachs) che dovrà indicare la strada a Fonsai, in vista del cda decisivo del 21 dicembre. E questa sarà la vera risposta sia a Mediobanca sia all’Isvap. L’Authority guidata da Giancarlo Giannini ritiene insufficiente, oltreché problematica dal punto di vista regolamentare, la costituzione di un veicolo al quale conferire le partecipazioni strategiche (Mediobanca, Unicredit, Generali, Pirelli, Rcs) del valore di 600 milioni con cessione del 40% al Credit Suisse. Il miglioramento del solvency ratio non sarebbe strutturale. Il presidente Jonella Ligresti e l’ad Erbetta intenderebbero proporre il nome del consulente in un’ottica di continuità con le politiche finora adottate (dalla dismissione di immobili all’affrancamento degli avviamenti).
Secondo quanto si apprende, il dg di Fonsai, Piergiorgio Peluso, avrebbe caldeggiato la soluzione-aumento in quanto non vi sarebbero alternative alla ricapitalizzazione.

La compagnia capitalizza in Borsa 677 milioni, risparmio comprese, e le ordinarie valgono 450 milioni, cioè l’aumento dello scorso giugno. Una svolta, pertanto, è necessaria considerato che nelle ultime quattro sedute ha perso oltre il 20 per cento sia a causa della prossima uscita dal Ftse-Mib ma soprattutto per l’incertezza sul futuro.

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