La via ligure ai Pacs: la legge c’è ma non si può dire

Interpretazioni opposte della normativa regionale che estende i servizi sociosanitari a tutti i «vincoli solidaristici»

Paola Setti

Ma la Regione Liguria ha varato i Pacs, sì o no? Tutta questione di punti di vista. In verità il padre della legge, Massimiliano Costa della Margherita, vicepresidente della Regione, nega decisamente: «La famiglia non è proprio l’argomento di questa legge, che anzi ribadisce in modo chiaro come per la famiglia i riferimenti siano quelli della Costituzione. Chi vuole travisare fa solo demagogia politica».
Epperò ognuno qui la pensa come vuole. Rifondazione dice che altroché, se si tratta di Pacs: «Il testo sui diritti dei conviventi è uguale a quello della Regione Puglia». Gli fanno eco Ostilia Mulas di Arcilesbica e Francesco Serreli il presidente di Arcigay Genova, che definiscono la legge sui servizi socio sanitari appena varata «un passo avanti importante per la comunità omosessuale e trans», subito prima di presentare la giornata internazionale contro l’omofobia che sabato vedrà un convegno alle 16 allo Starhotel con Alessandro Cecchi Paone e la manifestazione «Triangolo rosa umano» alle 21 in piazza Piccapietra. Per La Rosa nel Pugno non si tratta di Pacs ma è apprezzabile «il primo passetto» per dirla con Marco Fallabrini. Italia dei Valori precisa che no, trattasi solo di aver creato «stimoli e incentivi per una più estesa cultura della solidarietà» per dirla con la capogruppo Patrizia Muratore. I Ds poi se la cavano con un: «Impossibile aver varato i Pacs, perché sono di competenza nazionale». E anche Forza Italia ieri, con il capogruppo Luigi Morgillo, ha specificato che figurarsi, «qui i Pacs non ci sono, grazie a noi che per primi abbiamo lanciato l’allarme». Insomma tutti soddisfatti, chi i Pacs li vuole e chi non li vuole, tranne la solita An che invece attacca: «È sconcertante che gli stessi interventi riguardino la famiglia tradizionale e le coppie omosessuali».
Perché come la giri la giri, il testo, incriminato o applaudito, è uno. Dice che «gli interventi e i servizi destinati alle famiglie sono estesi ai nuclei di persone legate da vincoli di parentela, affinità, adozioni, tutela e da altri vincoli solidaristici, purché aventi una convivenza abituale e continuativa». Lo stesso articolo della legge voluta dal vicepresidente della Regione Massimiliano Costa era finito nel mirino del centro del centrosinistra e della Curia quando ancora la legge era una bozza. Scontri e richiami e poi ecco la soluzione: spostare l’articolo dal capitolo sulla famiglia a quello dei diritti di cittadinanza. Fine delle liti, testo varato. L’altro ieri Fausto Bertinotti ha detto che «Il papa sbaglia sui Pacs, perché le unioni di fatto sono un valore». Ieri è scoppiato il putiferio, i Ds in difesa del presidente della Camera e Forza Italia a domandare a Romano Prodi se sia d’accordo.

E nessuno che si sia accorto che c’è una soluzione più semplice. «Patti chiari amicizia lunga» dice uno slogan pro Pacs. Il metodo Liguria insegna che no, per non rovinare amicizie è meglio farli senza dirlo. Prodi dovrebbere prendere spunto.

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