Liguria, il piano casa non c’è ancora La nuova «tassa» della Regione sì

Da luglio affittare una casa in Liguria, per residenza o per vacanza, costerà di più. Colpa della legge sulla certificazione energetica che la Regione, in assenza di linea guida nazionali, ha pensato bene di applicare subito, ancora prima di studiare una proposta di legge per attuare il piano casa, istituendo, a scanso di equivoci o ripensamenti, un elenco di certificatori energetici pronti a far pagare, in media, 400 euro a certificato a chi affitta, vende o acquista un immobile. E se per chi compra o vende tutto sommato poche centinaia di euro non incidono su cifre da centinaia di migliaia di euro, l’Ace rappresenta l’ennesima tegola sul turista-contribuente, con quali ripercussioni ancora non si sa.
Ma prima di tutto vediamo di capire che cos’è questa benedetta Ace, sigla dell’attestato di certificazione energetica che ha già fatto infuriare molti lettori i quali hanno chiamato in redazione per saperne di più. Si tratta, in definitiva, di un certificato molto simile a quello che già esiste per gli elettrodomestici o per le automobili. Lavatrici, lavastoviglie e frigoriferi in «Classe A» sono quelli costruiti con accorgimenti ecocompatibili, per la cui costruzione sono stati utilizzati materiali riciclabili e riciclati e che hanno componenti non inquinanti. Per le automobili c’è il cosiddetto bollino blu, da fare ogni anno, che certifica, non solo che ogni parte meccanica ed elettronica funzioni a dovere, ma anche che l’impianto di emissione dei fumi filtri in modo adeguato evitando inquinamento maggiore di quello consentito.
Ecco, per le abitazioni l’Ace è più o meno la stessa cosa, un certificato che indica quanto la casa in questione consumi in termini di energia dispersa o utilizzata. Un concetto encomiabile, in tempi di risparmio energetico e rispetto ambientale. Peccato che, come accade sempre in Italia, un azione di civiltà si trasformi in un’ulteriore tassa ai danni del cittadino.
È quello che accade dal primo luglio in Liguria dove turisti e vacanzieri che sceglieranno di soggiornare in una casa in affitto dovranno, oltre alla pigione, versa anche l’obolo a certificatori autorizzati dalla Regione. Un balzello in più, se ce ne fosse stato bisogno, in barba a crisi finanziarie e rovesci economici e in perfetto stile «la torta di riso è finita», cioè la gag con cui i comici della trasmissione Colorado Café prendevano in giro gli operatori turistici liguri parodiando la loro proverbiale (e mai dimostrata) «rudezza» nei confronti di malcapitati turisti. Già sembra di sentire il «signor Gino», villeggiante dal Piemonte o dalla Lombardia, che per l’alloggio sul Mar Ligure si sente applicare, oltre ad un già salatissimo affitto, 400 euro supplementari.
Quale sarà la sua reazione? Dimezzerà le ferie o rinuncerà ad andare fuori a cena? E chissà perché l’Ace non può essere oggetto di autocertificazione? No, bisognava mettere in marcia un esercito di professionisti che, certo, non fanno il lavoro per nulla.

Del resto la voglia di fare cassa da parte della Regione è ricaduto anche sui tecnici certificatori che, per essere inseriti in un apposito elenco, hanno dovuto seguire un corso pagando dai 700 agli 840 euro a testa. Un business per le società esterne a cui la Regione ha appaltato la gestione dei corsi. Ad oggi di corsi attivi ce ne sono tre, con quasi 300 iscritti totali. Il che fa un bel gruzzolo per chi organizza le lezioni.

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