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Liguria, il rischio-alluvione poteva essere ridotto con i soldi spesi per l'eolico

L’Italia ha investito 70 miliardi per pale e pannelli solari che dovevano servire a "governare il clima". Ma piove come sempre. Era meglio destinare quelle risorse a dighe e opere idrauliche

Liguria, il rischio-alluvione  poteva essere ridotto con i soldi spesi per l'eolico

I fatti occorsi in Liguria hanno precisi responsabili: i signori del fotovoltaico e dell’eolico. I loro impianti sono non solo una devastazione del paesaggio, come più volte, ma invano, hanno denunciato il professor Vittorio Sgarbi o l’ex ministro dell’Ambiente Carlo Ripa di Meana; gli impianti di quei signori sono non solo inutili come da oltre 10 anni, ma invano, denunciamo su queste pagine. Portano quegli impianti - e i signori che si sono arricchiti con essi - il peso della responsabilità morale di ciò che è successo in Liguria quest’anno, o nel Vicentino lo scorso anno, o altrove in ciascuno degli anni precedenti. Vediamo perché.
Come già detto, quegli impianti sono devastanti per il paesaggio e insignificanti alla produzione elettrica (che deve soddisfare la domanda quando essa si manifesta e non quando soffia il vento o brilla il sole). E allora, perché esistono? In nome di cosa sono stati istallati? Sono stati istallati in nome del desiderio di governare il clima. Ricordate il protocollo di Kyoto? O gli impegni del 20-20-20 che irresponsabili burocrati di Bruxells hanno imposto ai Paesi membri dell’Ue? Orbene, sono nati col preciso e dichiarato scopo di voler governare i capricci del clima. Càpita che piove più di quanto gradiremmo, con conseguenti rischi di inondazione? Càpita che piove meno di quanto gradiremmo, con conseguenti rischi di siccità? Comunque la mettiate, dobbiamo - ci si dice da almeno 20 anni - promuovere parchi eolici e tetti fotovoltaici. E lo abbiamo fatto. Abbiamo dato retta a quelli di Legambiente, Greenpeace, Wwf, ai Verdi, ai Kyoto-club, ai Pecoraro-Scani e ai Prodi. Nel 2007 il governo Prodi fece approvare una legge-truffa - si chiama Conto-energia - che consente di remunerare fino a sei volte la quota di mercato il kWh elettrico a chi lo produce col fotovoltaico. Ne è scaturito un circolo vizioso di interessi, non dissimile da quello dei racket della mafia, che ha consentito l’abbondanza di impianti solari che potete ammirare (si fa per dire) se viaggiate per questo disgraziato Paese. Negli ultimi quattro anni, grazie a Prodi e Pecoraro-Scanio, sono stati istallati dieci gigawatt fotovoltaici. I quali producono meno di quanto produrrebbe un singolo reattore nucleare, ma che ci sono costati quasi 70 miliardi (per la cronaca: un reattore nucleare ci sarebbe costato 3 miliardi). Perché lo abbiamo fatto? Perché così avremmo governato il clima, ci è stato assicurato.
Il sindaco di Genova avrebbe dichiarato che gli eventi recenti erano inattesi. Inattesi? Se anziché Beppe Grillo o Adriano Celentano avesse avuto come referenti scientifici non dico me, che sono nessuno, ma il professor Fausto Guzzetti, direttore dell’Istituto di Protezione idrogeologica del Cnr, la signora Sindaco avrebbe appreso che negli ultimi 50 sono stati 27 gli anni in cui si è registrato in Liguria almeno un evento di frana o di inondazione che ha causato vittime (morti, feriti, dispersi). Più precisamente, il Comune di Genova è quello che storicamente ha subito il maggior numero di eventi (cinque frane e sei inondazioni) e di vittime (78, di cui 31 causate da frane e 47 per inondazioni). Il 7-8 ottobre 1970 si registrarono piogge localizzate ma molto intense, con più di 900 mm di pioggia in 24 ore, pari al 90% della media annua, che causarono, allora come ora, inondazioni e numerose frane.
Quando il 22 ottobre 2000 m’intervistò in seguito ad una serie di articoli (i miei primi) ove denunciavo le panzane dell’ambientalismo, Giancarlo Perna mi chiese se v’era almeno un rischio ambientale che consideravo emergenza. Risposi - è ancora lì, messo nero su bianco - di sì: il dissesto idrogeologico. Non me lo inventavo: erano i geologi che ci avvertivano, i geologi veri, quelli che studiano e ricercano, non quelli che vanno in televisione disposti a raccontare le più improbabili panzane pur di svendere la propria scienza per due tozzi di pane ai mercanti dell’eolico e del fotovoltaico.
È possibile affrontare i problemi di quel dissesto? Certo che sì. Sono gli stessi geologi e gli ingegneri idraulici ad assicurarcelo. Ma sistemi di dighe, casse di espansione, opere mirate e studiate per il governo delle acque richiedono un impegno economico. Detto in metafora, dobbiamo decidere se per proteggere dal peso della neve le case che costruiamo in montagna vogliamo spendere il denaro per fare i tetti spioventi o per evitare che in montagna nevichi. È da alcuni anni che stiamo facendo la seconda che ho detto.

Ricordàtevelo ogni volta che vi capita di vedere un impianto eolico o fotovoltaico.

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