da Milano
Vista così, con gli occhi assonnati in una stanzetta dalbergo, linglesina Lily Allen è una ventenne come le altre, sgarruppata e confusa, un poco malinconica. In realtà, insieme con altri coraggiosi, è un pioniere del pop perché, per caso o chissà, si è inventata un modo nuovo di fare il suo mestiere. Prima cera la trafila del «demo tape», ossia del nastro con le proprie canzoni che il cantante portava alle case discografiche sperando di ottenere un contratto. Una trafila lunghissima. Una volta, tanto per rendere lidea, Zucchero raccontò che prendeva il treno alle 4 del mattino per arrivare a Milano e cominciare a bussare alle porte delle major. Ora cè internet. «Ma io avrei avuto successo lo stesso», dice lei. Qualche mese fa Lily Allen, che è della Londra periferica di Hammersmith, ha bussato a www.myspace.com (uno dei siti-crocevia delle nuove tendenze) e ha fatto ascoltare qualche suo brano. Boom. Ha fatto il record di download e la stampa ci ha messo poco a battezzare questa ragazzetta come la regina dellIpod generation. Insomma, Ora il singolo Smile è appena arrivato al primo posto della classifica inglese e la Emi ha distribuito in tutta Europa il ciddì Alright, still, che è un calderone di pop, ska e reggae, una miscela di cromosomi musicali che rischia di non avere unidentità ben precisa ma sicuramente piace. «Se mi guardo intorno vedo solo paura e preoccupazione.
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