E quando mi è capitato, a Berlino, in una notte magica dell’estate del 2006, di riuscire nell’impresa storica di accarezzare la coppa del mondo, ho promesso a me stesso che non sarei cambiato. Che sarei rimasto Rino, come mi chiamano tutti in famiglia o Ringhio, come fanno i tifosi del Milan e della Nazionale in giro per il mondo. Non sono cambiato perché ho sempre tenuto a mente il mio passato e non ho mai dimenticato le mie qualità che sono particolari: non le ho ricevute in dono dalla natura, me le sono conquistate sui campi impolverati della provincia con la forza della volontà, con l’assiduità negli allenamenti e lo ho coltivate con estrema determinazione, tutti i giorni.
Perciò se penso alla mia carriera, oltre alla passione, decisiva per cominciare, e all’umiltà, fondamentale per restare ad alti livelli col Milan e in Nazionale, devo citare anche un terzo fattore che è poi l’orgoglio delle proprie origini. Tutti lo sanno: ho un legame molto forte con la mia terra, in quella regione ho destinato parte dei miei risparmi per iniziative benefiche, conservo un legame molto forte con la mia famiglia e con gli amici di sempre, custoditi gelosamente.
Queste tre caratteristiche, la passione, l’umiltà e l’orgoglio delle origini, espresse nel calcio, possono ritrovarsi in altre, diverse attività, come ad esempio quella di un giornale che si rinnova e tenta di farcela, di sfondare nel suo campo. Io ce l’ho fatta. Altri possono farcela.Rino Gattuso
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